ll futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni. (Eleanor Roosevelt)

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sabato 24 novembre 2007

Il francese non ci sta

Oggi la Sorbonne è chiusa. Da una settimana abbondante studenti e professori protestano contro l'autonomia dell'Università e altre decisioni del governo di Sarkosy. Questi ragazzi vedono l'0autonomiascolastica come una sorta di privatizzazione e hanno paura che la loro istruzione venga comprata dal miglior offerente. Sono scesi in piazza e vi restano. E' uno sciopero! Non un ponte sul week-end. Da noi lo sciopero è un'azione da venerdì: una parata scortata dalla polizia senza disordine. Insignificante. In Francia lo sciopero dura fino a che non cambia qualcosa, sennò non serve a nulla. Quando è stata proposta in Francia una legge molto simile alla nostra legge 30 sulla regolamentazione del primo impiego è scoppiata la rivolta. Noi, non ce ne siamo neanche accorti! Ce la siamo fatti mettere nel culo e siamo stati zitti, o quasi. Salvo qualche mugugno e uno scioperò, un venerdì

martedì 20 novembre 2007









Ciao ragazzi,




ecco a voi le foto della presentazione del mio racconto lungo: "Il tempo è scaduto"




Quelli che vedete sul palco insieme a me (io sono la ragazza) sono i miei consiglieri- aiutanti-correttori e il mio editor, nonchè tre fra i miei migliori amici.




la serata è stata proprio bella, al Raindogs di Savona, peccato che non c'era quasi nessuno a far da pubblico. Peggio per voi vi siete persi davvero qualcosa.

venerdì 16 novembre 2007

VaffanIKEA

Son due pomeriggi che non faccio altro che tentare di unire viti e copriviti con pezzi di legno al fine di costruire uno speciale marchingenio che si chiama Hemnes e dovrebbe diventare (una volta montato) un divano-letto singolo- letto matrimoniale- cassettiera.
Un pezzo favoloso che in poco spazio racchiude tre mobili distinti, chissà quanti ingegneri e architetti hanno spremuto le loro meningi per progettarlo! Bravi!
Quando lo guardo, mezzo montato mi sembra di esserne la madre: quando è arrivato a casa mia erano delle tavole in due pacchi di cartone, ora è li che giace tranquillo nel mio soggiorno.
Se non fai caso al fatto che al posto della cassettiera ( tre cassettoni profondi) ci sono due buchi e un cassetto diresti che è perfetto! Molto comodo, questo si, pensate che le doghe le ho montate una ad una personalmente.
Peccato che la grande industria Ikea si è dimenticata di inserire nel mio pacco una tavola di truciolato di circa quaranta centimetri che sembra niente, invece è il lato di un cassetto!
Non voglio prendermela con l'operario, Ikea è una multinazionale, probabilmente quel poveretto deve lavorare 12 ore al giorno per pochi soldi...però mi adiro perchè al call center dicono che non è possibile che sia stata una loro svista e che l'ho persa io la tavola. Io vivo in 30 mq e una tavola di 40 cm la vedrei fosse in casa mia. Dubito che l'abbia presa qualcuno perchè abito da sola. Non ho portato il contenuto delle scatole fuori di casa, mossa insensata: monto il mobile in giardino e poi lo porto in casa? Sono impazzita perchè montato Hemnes non passa dalla porta. Non soddisfatta delle centraliniste sono andata sul sito internet per fare un reclamo, non si può, se hai un problema puoi solo parlare con Anna, l'assistente virtuale computerizzata che, ovviamente, non capisce un cazzo. Un'altra cosa, Ikea non è per niente economica Hemnes costa 365 euro + i materassi+ 99 euro di trasporto da Genova a Cadibona che di benzina non li spendi nemmeno se la fai tutta in prima. Non ho parole, a parte urlare VaffanIkea. Svedesi di merda

lunedì 12 novembre 2007

Insulti e gesti inconsulti

Eccomi alla fine di una giornata un po' pesante che mi ha visto sui libri di psicologia generale. Ho dovuto riprendere un attimo l'università per dare un paio di esami: questo citato e pedagogia generale, per avere la possibilità di insegnare anche filosofia e scienze sociali oltre a filosofia e storia. Accedendo al blog, in quei momenti che aspetti che si accenda il computer e si apra la pagina, pensavo di scrivere un post sul ragazzo ucciso dal polizziotto ieri, dopo la partita. Insomma di continuare sul filo rosso dell'insensatezza di morire e di dare la morte. Ho cambiato idea completamente e grazie ai vostri commenti.
Infatti aprendo il blog ho notato venti commenti ad un post, subito mi son detta: "cosa avrò mai scritto di così interessante?", peccando anche di superbia. Niente, i lettori si sono aperti un "dibattito" e hanno cominciato ad insultarsi e a parlare di sesso.
Rabbia che ha generato insulti e quando si è raggiunto l'apice della rabbia ( ci sono anche delle minacce) si è cominciato a parlare di sesso. Strabiliante.
Secondo me, questo atteggiamento che non approvo e da cui dissento, è indicativo della follia della nostra società. Per una cazzata volano insulti, partono minacce e infine si accenna a rapporti sessuali consumati nella violenza. Perchè il sesso, oggi, è un'arma, farlo una lotta. Almeno questo traspare, io capisco questo osservando la realtà. Per averne la prova sbagliate a parcheggiare la macchina o non fatelo alla velocità della luce. Stiate sicuri, prima vi suoneranno, poi vi insulteranno, poi qualcuno si prenderà la briga di venirvi a bussare dal vetro se siete maschi vi minaccerà di botte ma se siete donne, quasi sicuramente, vi dirà che siete buone solo per dei pompini. Ecco di nuovo la scala dell'era degli esseri rabbiosi: isulti, minacce - o botte (o gesti violenti in generale) o sesso violento e inferto. Che brutta storia!

giovedì 8 novembre 2007

Sulla morte

Nel post precedente si è parlato di morte, della morte provocata, casuale ma anche meditata, inferta a se stessi e agli altri. Ora vorrei riparlarne in senso universale, ampio, di Lei che sta tra noi e lo faccio attraverso una mia poesia

IN MORTE AD UN AMICO

Non ti avvertono
gli amici
quando se ne vanno.
Non ti telefona nessuno
se deve dirti: “ io parto,
io non torno più”.
nella navata gremita la folla s’accalca
ma è tardi, è già l’attimo dopo ( di nuovo vita)
non si fa notare lei, tra noi,
non smuove l’aria
non calca
non parla.
Solitaria
fa cenno con la mano
di seguirla
nel suo lontano.
E’ pausa musicale
è spazio vuoto nel saliscendi del bus della folla
che sembra smarcata
mentre sempre è
anticipata e rincorsa dall’ombra scura
l’impronunciabile suono:
Morte
(Non c’è più)

mercoledì 7 novembre 2007

De(motiva)

Oggi al telegiornale ho visto un ragazzo biondo finlandese che questa mattina si è svegliato, si è collegato a internet, ha pubblicato un video in cui annunciava una strage scolastica, è uscito di casa con in una mano una pistola e nell'altra la cartella e si è diretto a scuola.
Aveva in mente già da un po', visto che il giornalista ha parlato di un blog dove il ragazzo pianificava la sua follia, di fare una strage a scuola.
La prima domanda è: Perchè? Elenco delle giustificazioni: la scuola non funziona. Uccidere non credo sia la soluzione più adatta, non regge come motivazione.
Nessuna ragazza voleva uscire con il tipo che ha sparato. Poteva essere un movente se avesse ucciso selettivamente solo le ragazze e comunque sarebbe stato un gesto impopolare per accattivarsi le "soprevissute".
Il ragazzo pluriomicida rischiava di ripetere l'anno. Sì, ma forse era meglio bocciato che morto dato che in ultimo si è suicidato e ad ogni modo a ottobre è prematuro.
Non mi viene in mente nessun'altra motivazione "plausibile" nessun altro "senso" da dare a questa brutta storia.
Il motivo c'è e lui, il ragazzo con la pistola, l'aveva urlato a caratteri cubitali sul suo blog e su Youtube! Solo nessuno l'aveva voluto sentire. Nemmeno la polizia postale (magari qualcuno sta pensando che la rete deve essere libera, solo che dato che non è libera ma controllata almeno che i controlli riescano a sventare una strage). Il ragazzo era un nazista e voleva fare pulizia etnica.
Succede. Possibile che la storia non abbia insegnato niente ai nostri ragazzi? Dov'è la scuola? Dove sono e cosa dicono ora i professori di quella storia? E io, avrò il coraggio domani mattina di affrontare il discorso con i miei ragazzi o mi nasconderò anch'io dietro una cattedra?

giovedì 1 novembre 2007

Il nemico invisibile

Ieri sera ho sentito alla radio che gli ingegneri dei servizi segreti britannici hanno inventato un carrarmato invisibile al nemico, un mezzo capace di passare inosservato non perchè è in grado di mimettizzarsi perfettamente ma perchè non si può vedere, non c'è.
La tecnologia, per forza di cose è riservata. Sicuramente, se lo scopo di questa invenzione non fosse ammazzare uomini la cosa sarebbe eccezionale, anche se mi sfugge una qualche utilità alla vita pratica.
Pensate alla sorte di quei soldati che rimmarranno uccisi dal carrarmato invisibile. Brutta sorte, morire senza vedere il tuo nemico che ti uccide, guardarlo, lasciare che ti veda mentre muori. Morire senza gloria, certo, schiacciato da qualcosa che ti piomba addosso all'improvviso e non ti lascia scampo.
Il mestiere del soldato non mi è mai piaciuto ma guardando alla storia preferisco le guerre combattute dell'antichità quando il tuo nemico lo dovevi infilzare con la spada e macchiarti con il suo sangue. Senza andare troppo indietro negli anni penso alla prima guerra mondiale: la grande guerra. In trincea, con la baionetta e le bombe a mano soprattutto: l'attesa snervante e l'attacco furioso. Penso al mio bisnonno che non ho mai conosciuto, morì nel 1921 in seguito alla prigionia in Russia (credo)durante la grande guerra: combattè, poi si ammalò di tisi e morì pochi mesi dopo il ritorno a casa.
Oggi la guerra si combatte schiacciando dei bottoni che sganciano missili che uccidono prima i nemici nell'urto, poi chi li ha sparati perchè sono radiattivi: potenti e radioattivi.
E l'uomo che ha disimparato a guardarsi in faccia anche in guerra, lascia che vada così, che siano le macchine che inventa a uccidere, lascia a loro il lavoro sporco e loro lo fanno, diligenti ammazzano tutti gli uomini che incontrano sul loro cammino. E' questa la guerra impersonale