ll futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni. (Eleanor Roosevelt)

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mercoledì 24 aprile 2013

Cosa significa vivere ed agire in maniera ecosostenibile

Negli ultimi 20 anni abbiamo sentito molto parlare di tutela dell’ambiente e del territorio, e della parola ecosostenibile spesso associata impropriamente a fattori inquinanti. Ad esempio abbiamo assistito ad ossimori come cemento-sostenibile oppure sviluppo industriale eco-sostenibile. La sostenibilità è il criterio secondo il quale il nostro pianeta può sostenere abusi e azioni depredatorie senza ribellarsi con disastri naturali. Le recenti alluvioni di Liguria e Toscana sono indicative di quanto la natura possa ribellarsi ad opere architettoniche costruite senza il rispetto dei criteri idro-geologici. Criteri che vedono prima di tutto il rispetto dei cicli naturali (in questo caso delle acque dei fiumi) e in secondo luogo valutano il principio di ecosostenibile cioè l’effettiva integrazione dell’opera con la salute della terra. Ci sono attività umane che cozzano irrimediabilmente con il mantenimento della salute del pianeta, ad esempio l’estrazione di petrolio dal sottosuolo ha un impatto fortissimo sulla vita del nostro pianeta. E’ comprovato che nelle zone ad alta trivellazione del texas per esempio si sono verificati terremoti collegabili all’attività di estrazione e inquinamento della falda idrogeologica. Abbiamo trovato un articolo pubblicato su IGN, il portale gestito da Adn Kronos sul femoneno dell’aumento di terremoti nei territori adiacenti agli impianti petroliferi, il fenomeno (che non è studiato in Italia) viene chiamato sismicità indotta.
Riporto un estratto dell’articolo di ADN Cronos
Terremoti e fracking: potrebbe esserci un collegamento tra sisma e attività di trivellazione, e se è vero che non è detto che ogni pozzo porta con sè un terremoto, si tratta di una possibilità da non escludere a priori, come dimostra la letteratura scientifica internazionale che in Italia, però, manca. Lo spiega all'Adnkronos Maria Rita D'Orsogna, ricercatrice della California State University che da anni segue, tra gli Usa e l'Italia, la questione delle trivellazioni cercando di diffondere il più possibile le ricerche condotte all'estero sul tema.
"Si tratta di evidenze scientifiche, fatti studiati in tutto il mondo come dimostra l'articolo pubblicato recentemente da 'Scientific American' per il quale i terremoti possono essere causati da fracking e trivellazioni di petrolio e gas", spiega la ricercatrice, citando una serie di casi eclatanti, accertati in tutto il mondo, dall'ex Unione Sovietica alla California, dove negli anni '80 a Coalinga, le attività petrolifere sono state collegate a movimenti tellurici attorno al sesto grado della scala Richter.
Negli Usa ci sono state diverse regioni colpite da sciami sismici in zone in cui si fa fracking (Arkansas, Ohio, Oklahoma, Texas) e così pure in Inghilterra, a Blackpool.
Senza contare i pericoli di contaminazione della falda freatica nelle stesse zone. Il Texas sembra lontano e di solito ciò che è oltre oceano fa poca paura alle nostre piccole coscienze ma bisogna stare attenti perché dopo la bufala dell’apertura di uno stabilimento per l’estrazione del petrolio a Pianpaludo, una località ligure all’interno del parco nazionale del Beigua pare che le maggiori università italiane stiamo compiendo studi per installare uno stabilimento nei territori dell’ Irpinia. La promessa, se ciò dovesse avvenire sarà naturalmente sempre e solo nuovi posti di lavoro, ripresa economica e minimi danni ambientali.
Il problema dell’eco sostenibilità spesso è a monte. Non serve costruire un impianto per la trivellazione del petrolio che espone a notevoli rischi ambientali perché non in realtà il petrolio non serve più. O almeno non serve estrarne più di quanto già si faccia. Avete paura di un mondo al buio e senza energia? Studi ormai trentennali e esperimenti ben riusciti dimostrano come le energie alternative siano in grado di supplire alla costante ricerca di energia del mondo moderno. In più energia pulita cioè senza rischi di avvelenamento dell’ambiente. Perché, è chiaro che avvelenare la terra vuol dire avvelenarci. Per vivere in maniera ecosostenibile non basta cercare di fare la raccolta differenziata dei rifiuti e comprare la verdura bio al supermercato ma bisogna individuare i bisogni e le alternative per appagarli senza distruggere il pianeta. Anche perché senza terra in quale pianeta andiamo a vivere?


lunedì 15 aprile 2013

Motivi per cui l'istituzione del matrimonio è obsoleta

MATRIMONIO.
Lat. matrimonium, connubium.

La parola matrimonio deriva dal latino matrimonium, ossia dall'unione di due parole latine, mater, madre, genitrice e munus, compito, dovere.

il matrimonium era nel diritto romano un "compito della madre", intendendosi il matrimonio come un legame che rendeva legittimi i figli nati dalla unione.

Analogamente la parola patrimonium indicava il "compito del padre" di provvedere al sostentamento della famiglia.

In ogni caso, l'utilizzo del termine con riferimento all'unione nuziale si sviluppò con il diritto romano nel quale si diede riconoscimento e corpo al complesso delle situazioni socio-patrimoniali legate al matrimonium.


L’origine del termine è il principale appiglio che frena le cosidette unioni di fatto e i cosiddetti matrimoni tra persone dello stesso sesso. I difensori dell’istituzione del matrimonio si battono da anni basandosi su una parola, ormai arcaica, poiché risalente all’epoca romana e che rispecchiava una società di stampo notoriamente maschilista. Nella parola matrimonio infatti si evidenzia perfettamente una divisione dei ruoli maschile/femminile ormai superata dalla nostra società contemporanea. Il compito della madre (matrimonium) era quello di provvedere alla prole mentre il compito del padre (patrimonium) era semplicemente quello di mantenere economicamente la famiglia. Alla luce di questo il matrimonio classico poteva rispecchiare in modo fedele la parola nella pratica solo fino alla seconda guerra mondiale. In quell’epoca le donne ( quasi senza diritti e considerate esseri umani di serie B) non potevano lavorare fuori casa, specialmente una volta sposate. Con l’avvento della guerra mondiale, le donne sono state costrette a lavorare in fabbrica poiché gli uomini erano impegnati al fronte, questa tragedia ha dato consapevolezza alle donne che negli anni successivi, soprattutto negli anni 60/70 hanno cominciato a chiedere a gran voce la parità dei diritti all’interno delle lotte dette rivoluzione sessuale. Insieme ai diritti le donne hanno accentuato ancora maggiormente i loro doveri, ritrovandosi spesso a dover esercitare il doppio lavoro. Dentro e fuori casa, spesso senza il rispetto e la considerazione data al genere maschile. In una società paritaria, il termine matrimonio non ha più senso e dovrebbe (secondo me) essere sostituito dalla parola unione per sottolineare la volontà di due persone di unire i propri cognomi, quindi la loro stirpe, insieme ai propri destini per creare una nuova generazione.
Al matrimonio è spesso legata la parola famiglia. La parola italiana famiglia deriva dal latino familia, letteralmente l’insieme dei famuli, coloro che hanno un rapporto di dipendenza dal capo famiglia, il paterfamilias. Esistevano in origine due tipi di famiglia: la familia iure proprio e la familia domestica. La prima non era basata sulla parentela ma su vincoli di tipo politico-economico e religioso; la seconda si fondava sulla consanguineità. Il paterfamilias era il capo assoluto di entrambe. Egli disponeva, come di cose di sua proprietà, non solo dei beni e dei servi, ma anche della moglie e dei figli. L’avvento del cristianesimo mutò radicalmente questo concetto e la legge limitò molto il potere del pater familias. Per l'antropologia e la sociologia moderne, la famiglia è un gruppo sociale fondato sul legame matrimoniale. Ha come nucleo i coniugi e i loro figli, ma può estendersi anche ad altri parenti. Si caratterizza per l'esistenza di una rete di vincoli, divieti e diritti affettivi, legali, economici.
Quindi il concetto di famiglia è legato indissolubilmente al concetto di matrimonio. Per legge non esiste famiglia che non sia fondata sul matrimonio. Questa affermazione nella nostra società ha diverse limitazioni e in alcuni casi può diventare discriminante:
1) Il matrimonio classico è legato al concetto di unione esclusivamente tra uomo e donna
2) Il matrimonio classico prevede una subordinazione intrinseca della donna rispetto all’uomo. Redistribuisce i doveri come cure parentali alla donna e mantenimento economico all’uomo. Quindi limita la libertà personale
3) Agisce da conditio sine qua non si può formare una famiglia legittima ed è per questo discriminante.
Negli ultimi 20 anni ci sono state molte proposte di legge per attualizzare il matrimonio, secondo il principio che la lingua è organismo mobile e quindi la società non può rimanere ancorata a parole coniate 2000 anni fa. La nostra società civile è eterogenea, le donne lavorano fuori casa e hanno ambizioni oltre alla procreazione, l’omosessualità non è più considerata una devianza sessuale e per questo gli omosessuali non sono più perseguitati dalla legge ma liberi di manifestare le loro preferenze in pubblico (per quanto possibile), il diritto sancisce anche matrimoni che prevedono la separazione dei beni dei singoli componenti la coppia quindi s’è persa completamente la valenza di unione/possesso dell’uomo nei confronti della donna. Si può dire che il matrimonio si è snaturato a livello patrimoniale (non è più l’unione patrimoniale di due individui di sesso opposto) ma si è evoluto concettualmente come si è evoluta la società contemporanea.
Alla luce di queste riflessioni come mai non si trova una parola inclusiva di tutti questi significati e si attualizza l’istituzione del matrimonio?

venerdì 5 aprile 2013

C'è ancora spazio per l' utopia?

Ieri durante il programma web-radiofonico Niente da dichiarare in onda tutti i giovedì alle 18.45 su www.undiciradio.it abbiamo parlato di utopia. Come di consuetudine, partendo dalla definizione filosofica a cura del nostro amico virtuale "Intelligenza artificiale" (che sta ancora aspettando proposte e alternative per il suo nome), passando dall'analisi storica, commentando e citando l'opera di Platone "La repubblica" come primo esempio di testo utopico, proseguendo con il testo di Thomas Moore "Utopia", Tommaso Campanella "La città del sole", Francis Bacon "La nuova atlantide" per arrivare a porre la domanda campale

SE OGNI UTOPIA E' FIGLIA DI UN PERIODO DI DECADENZA DEI COSTUMI POLITICI E MORALI DI UNA NAZIONE O DELL'UMANITA' STESSA, PERCHE' IN QUESTI ANNI DUEMILA SEMBRA NON ESSERCI PIU' SPAZIO PER L'UTOPIA?

Utopia è possibilità, nuova visione, progetto ambizioso per un domani migliore in un mondo migliore. Per definizione l'utopia è irrealizzabile ma contribuisce al risveglio delle coscienze, alla presa in atto che le cose, così, non funzionano più e devono essere cambiate. Magari di un' utopia se ne realizzerà una parte piccola ma anche una briciola, a volte, può migliorare il mondo

Può essere che l'ultima grande utopia del terzo millennio sia stata formulata dal movimento No Global? Possiamo accontentarci di questo? Dove sono finite quelle persone che nel 2001 a Genova urlavano il loro No contro la Globalizzazione e proponevano valide alternative al capitalismo finanziario selvaggio che ha portato il mondo sull'orlo della rovina?
Io personalmente sono ancora qui e non posso accontentarmi di un pallido riflesso di cambiamento offerto in questo momento dal "Movimento per la decrescita felice" o dalla retorica del Vaffanculo che si muove al seguito di un leader telematico, una sorta di Grande Fratello internettiano, come fanno ora gli adepti al Movimento Cinque Stelle.

NEL TERZO MILLENNIO C'E' ANCORA SPAZIO PER L'UTOPIA?