ll futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni. (Eleanor Roosevelt)

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martedì 11 giugno 2013

Che cos'è la poesia?

La poesia è l'arte di usare, per trasmettere un messaggio, combinatamente il significato semantico delle parole e il suono e il ritmo che queste imprimono alle frasi; la poesia ha quindi in sé alcune qualità della musica e riesce a trasmettere emozioni e stati d'animo in maniera più evocativa e potente di quanto faccia la prosa. Una poesia non ha un significato necessariamente e realmente compiuto come un brano di prosa, o, meglio, il significato è solo una parte della comunicazione che avviene quando si legge o si ascolta una poesia; l'altra parte non è verbale, ma emotiva. Poiché la lingua nella poesia ha questa doppia funzione di vettore sia di significato sia di suono, di contenuto sia informativo sia emotivo, la sintassi e l'ortografia possono subire variazioni (le cosiddette licenze poetiche) se questo è utile ai fini della comunicazione complessiva. La poesia si avvale di una struttura complessa formata da figure retoriche e metrica, la libertà del poeta si esprime talvolta attraverso la comprensione e l’abbattimento di tali regole.

A questi due aspetti della poesia se ne aggiunge un terzo quando una poesia, invece che letta direttamente, viene ascoltata: con il proprio linguaggio del corpo ed il modo di leggere, il lettore interpreta il testo, aggiungendo una dimensione teatrale. Questo fenomeno, insieme alla parentela con la musica, viene sfruttato per esempio nei Lieder tedeschi, poesie sotto forma di canzone.
Queste strette commistioni fra significato e suono rendono estremamente difficile tradurre una poesia in lingue diverse dall'originale, perché il suono e il ritmo originali vanno irrimediabilmente persi e devono essere sostituiti da un adattamento nella nuova lingua, che in genere è solo un'approssimazione dell'originale.

Che ruolo può avere la poesia negli anni 2000?

Vediamo il punto di vista di qualche poeta che ha caratterizzato la storia della letteratura mondiale. Per Ugo Foscolo la poesia serviva come unico mezzo per opporsi alla forza distruttiva del tempo. Montale scrive poesia perché questa possa essere una sorta di strumento/testimonianza d'indagine della condizione esistenziale dell'uomo novecentesco ed è consapevole che la conoscenza umana non può raggiungere l'assoluto, nemmeno tramite la poesia, a cui spesso si tende ad affidare il ruolo di fonte d'elevazione spirituale per eccellenza. Quindi la poesia dal suo punto di vista deve avere un preciso dovere morale. Nel 900 in seguito alle guerre mondiali, alle politiche d’odio razziali e agli orrori nasce una corrente letteraria nota con il nome ermetismo, il cui esponente maggiore in Italia è Giuseppe Ungaretti che scriverà addirittura dal fronte in trincea e che sosterrà che la poesia va ben oltre i significati ma simboleggiare il dolore, l’attaccamento alla terra e il sentimento del tempo che sono i temi fondanti la sua poesia.
La poesia ermetica fu così chiamata nel 1936 dal critico letterario F. Flora il quale utilizzando l'aggettivo ermetico volle definire un tipo di poesia caratterizzata da un linguaggio difficile , ambiguo e misterioso. Gli ermetici con i loro versi non raccontano , non descrivono , non spiegano , ma fissano sulla pagina dei frammenti di verità a cui sono prevenuti in momenti di grazia , attraverso la rivelazione poetica e non con l' influenza della ragione.
Abbiamo visto poesia come impegno civile, come testimonianza della condizione umana nel fluire della storia ma non possiamo non citare la poesia estetica, ovvero quella tesa alla ricerca del bello. Questa ricerca si può sintetizzare con le parole di Giovanni Pascoli che Con l'immagine del fanciullino egli indica per metafora, la capacità di stupirsi davanti alle cose, che è tipica per i bambini e che solo il poeta mantiene intatta durante tutta la vita, mentre gli altri uomini attratti da altri interessi e preoccupazioni, troppo spesso non ascoltano la voce del fanciullo che è in ognuno di loro. Un altro esempio è Gabriele D’annunzio che all’interno del saggio breve “L’estetismo” D'Annunzio porta in luce l'aspetto estetico della lirica ma ne svaluta il valore ideologico, rendendola priva di quell'atto mistico che è la sua creazione. D’annunzio si annuncia come esteta. Però anche come vate, come erede di dante e tradisce nella sua vita un preciso impegno politico. Il suo caso è emblematico di come la poesia non possa essere definita in modo univoco. Che sottintenda sempre l’uomo con i suoi pregi e i suoi difetti.


domenica 26 maggio 2013

l'esclusa

No, questo posto non vuole parlare di un celebre libro di Pirandello ma affrontare il tema dell'esclusione da un punto di vista filosofico e sociologico. Questo è un tema stra-abusato, tutti siamo bravi a riempirci la bocca con belle parole però nei fatti ogni gruppo esclude qualcuno, perchè lo si odia o perchè lo si teme.

La storia dell’esclusione si perde nella notte dei tempi e riguarda varie categorie di persone, di norma le cosiddette minoranze ma ogni gruppo è soggetto al procedimento di esclusione di uno o più membri o su base ideologica o per garantire un privilegio ad un membro del gruppo o della comunità a discapito di un altro. La funzione dell’escluso in un gruppo/comunità può avere anche funzione simbolica e rituale. Vi citiamo a questo proposito la storia biblica del capro espiatorio
capro espiatorio L’essere animato (animale o uomo), o anche inanimato, capace di accogliere sopra di sé i mali e le colpe della comunità, la quale per questo processo di trasferimento ne viene liberata (anche capro emissario , nella Vulgata hircus emissarius, traduz. dell’ebr. ‘ăzā’zēl). Il nome deriva dal rito ebraico compiuto nel giorno dell’espiazione (kippūr), quando un capro era caricato dal sommo sacerdote di tutti i peccati del popolo e poi mandato via nel deserto (Lev. 16, 8-10; 26). Questa trasmissione del male era conosciuta anche dai Babilonesi e Assiri, e dai Greci.
Di solito l’esclusione dai gruppi viene motivata con l’emanazione di una regola redatta al solo fine di allontanare il soggetto o il gruppo ad opera del leader ed appoggiata dalla maggioranza dei componenti. Altre volte l’esclusione avviene ponendo nuove condizioni di appartenenza limitanti la partecipazione democratica del soggetto da escludere agevolando un processo di fuoriuscita volontaria che verrà poi promossa dal leader della comunità come “autoesclusione” e passerà inosservata e innocua alla maggioranza.

Cos’è L’elite
L'Elite ha tutti i vantaggi, e anche tutti gli inconvenienti, dei termini molto elastici. Nell'uso corrente, lo troviamo inteso in senso lato, e in senso stretto, in senso apprezzativo e in senso neutrale.

1) In senso ampio, l'elite è semplicemente lo strato alto o una posizione elevata: e cioè sono tutti coloro che - di fatto o di diritto - hanno eminenza, contano di più, o hanno modo di comandare a qualsiasi titolo. Anche se specifichiamo elites politiche, il termine può essere usato in senso inclusivo sia delle èlites governanti, come delle elites non-governanti, così da includere non solo coloro che detengono e esercitano il potere, ma anche tutti colore che controllano e influenzano in maniera rilevante il decision-making e cioè la formazione delle decisioni politiche dall'esterno.
2) Di contro all'uso omnicapiente, troviamo un uso stretto. Il più delle volte esso consiste nell'identificare le elites politiche con la sola elite governante e cioè con coloro che si trovano al più alto livello nell'iter formativo delle decisioni politiche.
Tuttavia quest'uso può essere reso ancor più restrittivo da una serie di clausole aggiuntive: come quando si richiede che l'elite sia un gruppo relativamente omogeneo, o anche un gruppo organizzato se non addirittura - come nel caso del Meisel - che una elite possieda queste tre caratteristiche: group consciousness, coherence and conspirancy.

COMMISSIONE DI INDAGINE SULL'ESCLUSIONE SOCIALE (CIES)

La Commissione di Indagine sull'Esclusione Sociale (CIES), istituita dall'articolo 27 della legge 8 novembre 2000, n. 328, ha il compito di effettuare, anche in collegamento con analoghe iniziative nell'ambito dell'Unione europea, le ricerche e le rilevazioni occorrenti per indagini sulla povertà e sull'emarginazione in Italia, di promuoverne la conoscenza nelle istituzioni e nell'opinione pubblica, di formulare proposte per rimuoverne le cause e le conseguenze, di promuovere valutazioni sull'effetto dei fenomeni di esclusione sociale.

La Commissione, inoltre, predispone per il Governo rapporti e documenti (disponibili sul sito del ministero del lavoro e delle politiche sociali Rapporto Anno 2008, Rapporto Anno 2009, Rapporto Anno 2010) ed annualmente una relazione nella quale illustra le indagini svolte, le conclusioni raggiunte e le proposte formulate.
Sulla base della relazione della Commissione, il Governo, entro il 30 giugno di ciascun anno, riferisce al Parlamento sull’andamento del fenomeno dell’esclusione sociale.

La Commissione è composta da studiosi ed esperti con qualificata esperienza nel campo dell'analisi e della pratica sociale, nominati, per un periodo di tre anni, con decreto del Ministro titolare delle deleghe sulle Politiche Sociali.
Questo per dire che dal microgruppo degli amichetti dell’asilo di infanzia fino alle associazioni passando per i comitati studenteschi ognuno di noi è soggetto ad esclusione. Che sia questo uno degli aspetti del nostro essere umano troppo umano?
Vi lascio con questa domanda.

venerdì 3 maggio 2013

"L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro."

Nel primo articolo della Costituzione italiana si parla di diritto al lavoro viene riconosciuto a tutti i cittadini italiani nell'articolo 4 comma 1 della Costituzione. La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese (articolo 3 comma 2 Cost.). Il richiamo al lavoro è stato inserito dai padri costituenti nei "Principi Fondamentali" della Carta costituzionale italiana, per indicare l'inderogabilità e l'importanza della tutela del lavoro, da intendersi come fattore propulsivo e contemporaneamente di stabilità dell'intera società italiana.
La deregolamentazione del lavoro attuata dai governi negli ultimi 20 anni rispetta questo principio costituzionale?
Prima di iniziare qualunque discorso bisogna stabilire alcune regole del gioco:
Dal punto di vista giuridico il lavoro è un rapporto giuridico tra due soggetti:
• Lavoratore
• Datore di lavoro
Il lavoratore presta la propria attività materiale o intellettuale al datore di lavoro, che si avvantaggia della prestazione per massimizzare il proprio interesse e/o utilità. Le norme che disciplinano il rapporto di lavoro formano quella branca del diritto chiamata "diritto del lavoro"
Esiste poi il Lavoratore autonomo Il lavoratore svolge la propria attività senza vincolo di subordinazione al datore di lavoro. Comunque In entrambi i casi si parla giuridicamente di rapporto di lavoro, a prescindere al vincolo di subordinazione nello svolgimento dell'attività lavorativa. Anche il lavoratore autonomo, il titolare di partita IVA, è tutelato dalle leggi sul lavoro.
Quando la legge vessa il lavoratore.
I contratti atipici
1) Apprendistato; l’assunzione con contratto di apprendistato è prevista per i giovani dai 15 ai 20 anni con richiesta nominativa; fino ai 29 anni per il settore dell’artigianato. La durata massima di questo contratto è di 5 anni. E’ un incentivo all’occupazione.
2) Contratto part- time prevede un orario ridotto, pari a 20 ore settimanali, e può essere sia a tempo determinato sia a tempo indeterminato. Se non si superano le 20 ore settimanali si rimane iscritti alle liste di Collocamento. Il contratto deve avere la forma scritta.
3) Lavoro in affitto; rapporto trilaterale tra un Agenzia che svolge un opera d’intermediazione tra domanda e offerta di lavoro (tra datore e lavoratore). Spesso i datori ricorrono al contratto di lavoro in affitto per trovare la persona adatta a svolgere una determinata mansione.
4) Telelavoro; lavoro eseguito a casa.
5) Voucher: introdotti già dalla legge Biagi negli anni 90 e riproposti dalla nuova riforma Fornero nel 2012 sono “buoni lavoro” con cui si possono retribuire i lavoratori da lavoro circoscritto e temporaneo, i cosidetti lavoretti. La novità è che se nella legge Biagi questo tipo di contratto era applicabile solo agli studenti, ora può svolgerlo qualsiasi soggetto. Il tetto max di guadagno annuale è di 5000 euro
6) I contratti a progetto (co.co.pro.) sono anche detti contratti di collaborazione per programma ed sono una tipologia di contratto di lavoro disciplinata dal D. Lgs. n. 276/2003, c.d. Legge Biagi. I co.co.pro. (contratti a progetto) definiscono il lavoratore non come un dipendente, ma un collaboratore autonomo. L’attività svolta dal collaboratore, infatti, deve essere legata alla realizzazione di un progetto (o programma di lavoro, o fasi di esso).
Contratti di lavoro a Termine (a tempo determinato) sono sottoscritti:
• per lavori stagionali
• per lavori artistici
• per sostituire un altro dipendente sospeso per motivi come: il periodo di leva o maternità
• per temporanea necessita di personale nell’azienda
Il contratto di termine è nullo se non risulta da un atto scritto e deve essere consegnato dal datore al lavoratore. Se il rapporto continua dopo la scadenza del termine fissato, si trasforma in contratto a tempo indeterminato. Adesso sappiamo perché alla scadenza del contratto a tempo determinato è costretto a stare a casa almeno 3 mesi.

La riforma Biagi
Pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale 9 ottobre 2003, n. 235 la "riforma Biagi" recante la nuova disciplina in materia di occupazione e mercato del lavoro (Decreto Legislativo 10 settembre 2003, n. 276).

La nuova normativa ha l'obiettivo di rendere più flessibile il mercato del lavoro, migliorandone l'efficienza e sostenendo politiche attive per il lavoro e favorendo la diminuzione del tasso di disoccupazione.
Di fatto, nel senso comune, la ricordiamo perché ha introdotto i contratti a progetto e atipici.
La legge è stata revisionata nel 2008 Decreto Legge 25 giugno 2008, n. 112 (convertito in Legge 6 agosto 2008, n. 133) in materia di contratti occasionali di tipo accessorio e contratto di apprendistato.
La riforma Fornero
Non parleremo oggi della riforma Fornero in riferimento alle pensioni
La riforma Fornero del Lavoro è un intervento organico del legislatore per introdurre modifiche alle regole che disciplinano il rapporto di lavoro in Italia. Il testo legislativo di riferimento della riforma Fornero è la Legge n.92 del 28 giugno 2012, successivamente emendata dal decreto legislativo n.83/2012 recante misure urgenti per la crescita del paese e convertito in Legge n.134 del 7 agosto 2012. La riforma interessa è spesso associata alla modifica dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori per modificare il regime di tutela contro i licenziamenti ingiustificati. In realtà, la riforma consiste in un intervento legislativo più ampio e organico che rinnova diversi istituti del mondo del lavoro italiano: ammortizzatori sociali, assicurazione sociale per l'impiego ( ASPI ), associazione in partecipazione, contratti speciali, dimissioni, lavoro accessorio, lavoro a termine, lavoro a progetto, lavoro intermittente, lavoro parasubordinato, licenziamento, somministrazione di lavoro, ecc. La riforma Fornero del lavoro segue ed è in parte collegata al precedente intervento del legislatore per modificare il sistema pensionistico italiano.
La volontà era di ottenere più flessibilità in uscita e meno in entrata. L’obiettivo è stato raggiunto perché al momento in Italia NON SI ENTRA PIU’ nel mercato del lavoro quindi massima rigidità in entrata e se si è dipendenti si hanno grandi difficoltà ad uscire dal circuito lavorativo quindi massima flessibilità in uscita. Se si è dipendenti del settore privato la flessibilità in uscita può consistere anche nell’uscire dal mercato del lavoro senza andare in pensione, diventare per usare un termine alla moda “esodati”
Tutto questo è conforme allo Statuto dei lavoratori ? cioè la legge a tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell'attività sindacale nei luoghi di lavoro e delle norme sul collocamento. Nell'ordinamento giuridico italiano lo Statuto dei lavoratori è riferito alla legge n.300 del 20 maggio 1970 che introduce importanti modifiche nei rapporti tra i lavoratori, i datori di lavoro e le rappresentanze sindacali.


mercoledì 24 aprile 2013

Cosa significa vivere ed agire in maniera ecosostenibile

Negli ultimi 20 anni abbiamo sentito molto parlare di tutela dell’ambiente e del territorio, e della parola ecosostenibile spesso associata impropriamente a fattori inquinanti. Ad esempio abbiamo assistito ad ossimori come cemento-sostenibile oppure sviluppo industriale eco-sostenibile. La sostenibilità è il criterio secondo il quale il nostro pianeta può sostenere abusi e azioni depredatorie senza ribellarsi con disastri naturali. Le recenti alluvioni di Liguria e Toscana sono indicative di quanto la natura possa ribellarsi ad opere architettoniche costruite senza il rispetto dei criteri idro-geologici. Criteri che vedono prima di tutto il rispetto dei cicli naturali (in questo caso delle acque dei fiumi) e in secondo luogo valutano il principio di ecosostenibile cioè l’effettiva integrazione dell’opera con la salute della terra. Ci sono attività umane che cozzano irrimediabilmente con il mantenimento della salute del pianeta, ad esempio l’estrazione di petrolio dal sottosuolo ha un impatto fortissimo sulla vita del nostro pianeta. E’ comprovato che nelle zone ad alta trivellazione del texas per esempio si sono verificati terremoti collegabili all’attività di estrazione e inquinamento della falda idrogeologica. Abbiamo trovato un articolo pubblicato su IGN, il portale gestito da Adn Kronos sul femoneno dell’aumento di terremoti nei territori adiacenti agli impianti petroliferi, il fenomeno (che non è studiato in Italia) viene chiamato sismicità indotta.
Riporto un estratto dell’articolo di ADN Cronos
Terremoti e fracking: potrebbe esserci un collegamento tra sisma e attività di trivellazione, e se è vero che non è detto che ogni pozzo porta con sè un terremoto, si tratta di una possibilità da non escludere a priori, come dimostra la letteratura scientifica internazionale che in Italia, però, manca. Lo spiega all'Adnkronos Maria Rita D'Orsogna, ricercatrice della California State University che da anni segue, tra gli Usa e l'Italia, la questione delle trivellazioni cercando di diffondere il più possibile le ricerche condotte all'estero sul tema.
"Si tratta di evidenze scientifiche, fatti studiati in tutto il mondo come dimostra l'articolo pubblicato recentemente da 'Scientific American' per il quale i terremoti possono essere causati da fracking e trivellazioni di petrolio e gas", spiega la ricercatrice, citando una serie di casi eclatanti, accertati in tutto il mondo, dall'ex Unione Sovietica alla California, dove negli anni '80 a Coalinga, le attività petrolifere sono state collegate a movimenti tellurici attorno al sesto grado della scala Richter.
Negli Usa ci sono state diverse regioni colpite da sciami sismici in zone in cui si fa fracking (Arkansas, Ohio, Oklahoma, Texas) e così pure in Inghilterra, a Blackpool.
Senza contare i pericoli di contaminazione della falda freatica nelle stesse zone. Il Texas sembra lontano e di solito ciò che è oltre oceano fa poca paura alle nostre piccole coscienze ma bisogna stare attenti perché dopo la bufala dell’apertura di uno stabilimento per l’estrazione del petrolio a Pianpaludo, una località ligure all’interno del parco nazionale del Beigua pare che le maggiori università italiane stiamo compiendo studi per installare uno stabilimento nei territori dell’ Irpinia. La promessa, se ciò dovesse avvenire sarà naturalmente sempre e solo nuovi posti di lavoro, ripresa economica e minimi danni ambientali.
Il problema dell’eco sostenibilità spesso è a monte. Non serve costruire un impianto per la trivellazione del petrolio che espone a notevoli rischi ambientali perché non in realtà il petrolio non serve più. O almeno non serve estrarne più di quanto già si faccia. Avete paura di un mondo al buio e senza energia? Studi ormai trentennali e esperimenti ben riusciti dimostrano come le energie alternative siano in grado di supplire alla costante ricerca di energia del mondo moderno. In più energia pulita cioè senza rischi di avvelenamento dell’ambiente. Perché, è chiaro che avvelenare la terra vuol dire avvelenarci. Per vivere in maniera ecosostenibile non basta cercare di fare la raccolta differenziata dei rifiuti e comprare la verdura bio al supermercato ma bisogna individuare i bisogni e le alternative per appagarli senza distruggere il pianeta. Anche perché senza terra in quale pianeta andiamo a vivere?


lunedì 15 aprile 2013

Motivi per cui l'istituzione del matrimonio è obsoleta

MATRIMONIO.
Lat. matrimonium, connubium.

La parola matrimonio deriva dal latino matrimonium, ossia dall'unione di due parole latine, mater, madre, genitrice e munus, compito, dovere.

il matrimonium era nel diritto romano un "compito della madre", intendendosi il matrimonio come un legame che rendeva legittimi i figli nati dalla unione.

Analogamente la parola patrimonium indicava il "compito del padre" di provvedere al sostentamento della famiglia.

In ogni caso, l'utilizzo del termine con riferimento all'unione nuziale si sviluppò con il diritto romano nel quale si diede riconoscimento e corpo al complesso delle situazioni socio-patrimoniali legate al matrimonium.


L’origine del termine è il principale appiglio che frena le cosidette unioni di fatto e i cosiddetti matrimoni tra persone dello stesso sesso. I difensori dell’istituzione del matrimonio si battono da anni basandosi su una parola, ormai arcaica, poiché risalente all’epoca romana e che rispecchiava una società di stampo notoriamente maschilista. Nella parola matrimonio infatti si evidenzia perfettamente una divisione dei ruoli maschile/femminile ormai superata dalla nostra società contemporanea. Il compito della madre (matrimonium) era quello di provvedere alla prole mentre il compito del padre (patrimonium) era semplicemente quello di mantenere economicamente la famiglia. Alla luce di questo il matrimonio classico poteva rispecchiare in modo fedele la parola nella pratica solo fino alla seconda guerra mondiale. In quell’epoca le donne ( quasi senza diritti e considerate esseri umani di serie B) non potevano lavorare fuori casa, specialmente una volta sposate. Con l’avvento della guerra mondiale, le donne sono state costrette a lavorare in fabbrica poiché gli uomini erano impegnati al fronte, questa tragedia ha dato consapevolezza alle donne che negli anni successivi, soprattutto negli anni 60/70 hanno cominciato a chiedere a gran voce la parità dei diritti all’interno delle lotte dette rivoluzione sessuale. Insieme ai diritti le donne hanno accentuato ancora maggiormente i loro doveri, ritrovandosi spesso a dover esercitare il doppio lavoro. Dentro e fuori casa, spesso senza il rispetto e la considerazione data al genere maschile. In una società paritaria, il termine matrimonio non ha più senso e dovrebbe (secondo me) essere sostituito dalla parola unione per sottolineare la volontà di due persone di unire i propri cognomi, quindi la loro stirpe, insieme ai propri destini per creare una nuova generazione.
Al matrimonio è spesso legata la parola famiglia. La parola italiana famiglia deriva dal latino familia, letteralmente l’insieme dei famuli, coloro che hanno un rapporto di dipendenza dal capo famiglia, il paterfamilias. Esistevano in origine due tipi di famiglia: la familia iure proprio e la familia domestica. La prima non era basata sulla parentela ma su vincoli di tipo politico-economico e religioso; la seconda si fondava sulla consanguineità. Il paterfamilias era il capo assoluto di entrambe. Egli disponeva, come di cose di sua proprietà, non solo dei beni e dei servi, ma anche della moglie e dei figli. L’avvento del cristianesimo mutò radicalmente questo concetto e la legge limitò molto il potere del pater familias. Per l'antropologia e la sociologia moderne, la famiglia è un gruppo sociale fondato sul legame matrimoniale. Ha come nucleo i coniugi e i loro figli, ma può estendersi anche ad altri parenti. Si caratterizza per l'esistenza di una rete di vincoli, divieti e diritti affettivi, legali, economici.
Quindi il concetto di famiglia è legato indissolubilmente al concetto di matrimonio. Per legge non esiste famiglia che non sia fondata sul matrimonio. Questa affermazione nella nostra società ha diverse limitazioni e in alcuni casi può diventare discriminante:
1) Il matrimonio classico è legato al concetto di unione esclusivamente tra uomo e donna
2) Il matrimonio classico prevede una subordinazione intrinseca della donna rispetto all’uomo. Redistribuisce i doveri come cure parentali alla donna e mantenimento economico all’uomo. Quindi limita la libertà personale
3) Agisce da conditio sine qua non si può formare una famiglia legittima ed è per questo discriminante.
Negli ultimi 20 anni ci sono state molte proposte di legge per attualizzare il matrimonio, secondo il principio che la lingua è organismo mobile e quindi la società non può rimanere ancorata a parole coniate 2000 anni fa. La nostra società civile è eterogenea, le donne lavorano fuori casa e hanno ambizioni oltre alla procreazione, l’omosessualità non è più considerata una devianza sessuale e per questo gli omosessuali non sono più perseguitati dalla legge ma liberi di manifestare le loro preferenze in pubblico (per quanto possibile), il diritto sancisce anche matrimoni che prevedono la separazione dei beni dei singoli componenti la coppia quindi s’è persa completamente la valenza di unione/possesso dell’uomo nei confronti della donna. Si può dire che il matrimonio si è snaturato a livello patrimoniale (non è più l’unione patrimoniale di due individui di sesso opposto) ma si è evoluto concettualmente come si è evoluta la società contemporanea.
Alla luce di queste riflessioni come mai non si trova una parola inclusiva di tutti questi significati e si attualizza l’istituzione del matrimonio?

venerdì 5 aprile 2013

C'è ancora spazio per l' utopia?

Ieri durante il programma web-radiofonico Niente da dichiarare in onda tutti i giovedì alle 18.45 su www.undiciradio.it abbiamo parlato di utopia. Come di consuetudine, partendo dalla definizione filosofica a cura del nostro amico virtuale "Intelligenza artificiale" (che sta ancora aspettando proposte e alternative per il suo nome), passando dall'analisi storica, commentando e citando l'opera di Platone "La repubblica" come primo esempio di testo utopico, proseguendo con il testo di Thomas Moore "Utopia", Tommaso Campanella "La città del sole", Francis Bacon "La nuova atlantide" per arrivare a porre la domanda campale

SE OGNI UTOPIA E' FIGLIA DI UN PERIODO DI DECADENZA DEI COSTUMI POLITICI E MORALI DI UNA NAZIONE O DELL'UMANITA' STESSA, PERCHE' IN QUESTI ANNI DUEMILA SEMBRA NON ESSERCI PIU' SPAZIO PER L'UTOPIA?

Utopia è possibilità, nuova visione, progetto ambizioso per un domani migliore in un mondo migliore. Per definizione l'utopia è irrealizzabile ma contribuisce al risveglio delle coscienze, alla presa in atto che le cose, così, non funzionano più e devono essere cambiate. Magari di un' utopia se ne realizzerà una parte piccola ma anche una briciola, a volte, può migliorare il mondo

Può essere che l'ultima grande utopia del terzo millennio sia stata formulata dal movimento No Global? Possiamo accontentarci di questo? Dove sono finite quelle persone che nel 2001 a Genova urlavano il loro No contro la Globalizzazione e proponevano valide alternative al capitalismo finanziario selvaggio che ha portato il mondo sull'orlo della rovina?
Io personalmente sono ancora qui e non posso accontentarmi di un pallido riflesso di cambiamento offerto in questo momento dal "Movimento per la decrescita felice" o dalla retorica del Vaffanculo che si muove al seguito di un leader telematico, una sorta di Grande Fratello internettiano, come fanno ora gli adepti al Movimento Cinque Stelle.

NEL TERZO MILLENNIO C'E' ANCORA SPAZIO PER L'UTOPIA?

martedì 26 febbraio 2013

L'associazione culturale La Bottega dello scrittore organizza per l'anno 2013 il quarto corso trimestrale di scrittura creativa.
Gli incontri sono propedeutici alla stesura di un racconto in prosa e sono rivolti agli appassionati di scrittura di tutte le età.






Programma:

- Brain-storming: che cos'è e come si fa in maniera produttiva

- Training: scrivere è vivere ed emozionarsi: come far emergere da sé le emozioni che si vogliono proporre su carta e come tradurle in parole togliendo le proprie paranoie

- percepire la trama e scriverla

- Scrivere le azioni: raccontare una scena vuol dire diventare quella scena

- Chi sono i personaggi: come costruire delle persone vive e verosimili.

- L’ambientazione: costruire un mondo credibile

- La revisone finale

- E adesso? Come scegliere e presentarsi alla casa editrice

- La seconda chance: l'autoproduzione e la promozione efficace


La presentazione ha avuto luogo mercoledì 6 febbraio 2013 nella sala rossa di Via Manlio Gelsomini 32 a Roma. Gli incontri proseguiranno a cadenza settimanale dalle 19 alle 21 per un totale di 12 incontri al raggiungimento di 10 iscritti.

L'inizio del corso sarà comunicato dalla segreteria dell'associazione ai soli iscritti una settimana prima l'inizio delle lezioni.

Per prenotarti scrivi a labottegadelloscrittore@gmail.com

Quota di partecipazione: 150 euro + 20 di tessera associativa annuale
costo a lezione: 20 euro

CONDUCE IL CORSO L’ AUTRICE CHIARA BORGHI

lunedì 11 febbraio 2013

Skené

Corso di teatro con Martina Marone

Aprile 2013


Il teatro è prima di tutto un gioco. Recitare in inglese si dice “to play” e in francese “Jouer” ed è proprio questo lato che in questo laboratorio di primo approccio alla recitazione si vuole far emergere.

Recitare è un gioco che libera l’immaginazione. Facendo gesti semplici, ma con nuove intenzioni, imparerai ad usare il tuo corpo in modo diverso dal solito. Imparerai a conoscere i tuoi limiti e ad esprimere meglio le tue emozioni. Per essere più sicuro di te nella vita di tutti i giorni, per gestire meglio le tue emozioni ed incanalare in modo produttivo la tua energia.

Scoprirai le principali tecniche di recitazione, imparerai a gestire a pieno la tua voce e la tua respirazione.

Il laboratorio è rivolto sia a chi ha già frequentato un corso base di recitazione sia a chi per la prima volta voglia cimentarsi con questa arte.

Alla fine delle lezioni allestiremo in un vero teatro un saggio incentrato sul fumetto di Sergio Algozzino dal titolo ballata per Fabrizio De Andrè.

Perché teatro deriva dal verbo greco Theaomai che significa vedo e in senso lato possiamo dire che far teatro significa vedere dentro noi stessi, intorno a noi ed essere visti dagli altri.

Il primo incontro sarà VENERDI' 5 APRILE 2013 dalle 17 alle 19 presso la sala rossa di Viale Manlio Gelsomini 32 a Roma in zona Piramide.

La quota di partecipazione è di 180 euro + 20 di iscrizione all’' associazione La bottega dello scrittore

Il laboratorio dura 3 mesi per un totale di 12 lezioni da due ore a cadenza settimanale il mercoledì dalle 17 alle 19. Il corso si attiva con un minimo di 6 iscritti e può contenerne un massimo di 15, per esigenze organizzative la prenotazione alla prima lezione è obbligatoria.
Le lezioni saranno condotte dall’' attrice romana MARTINA MARONE http://martinamarone.wordpress.com/teatro/