ll futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni. (Eleanor Roosevelt)

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lunedì 15 aprile 2013

Motivi per cui l'istituzione del matrimonio è obsoleta

MATRIMONIO.
Lat. matrimonium, connubium.

La parola matrimonio deriva dal latino matrimonium, ossia dall'unione di due parole latine, mater, madre, genitrice e munus, compito, dovere.

il matrimonium era nel diritto romano un "compito della madre", intendendosi il matrimonio come un legame che rendeva legittimi i figli nati dalla unione.

Analogamente la parola patrimonium indicava il "compito del padre" di provvedere al sostentamento della famiglia.

In ogni caso, l'utilizzo del termine con riferimento all'unione nuziale si sviluppò con il diritto romano nel quale si diede riconoscimento e corpo al complesso delle situazioni socio-patrimoniali legate al matrimonium.


L’origine del termine è il principale appiglio che frena le cosidette unioni di fatto e i cosiddetti matrimoni tra persone dello stesso sesso. I difensori dell’istituzione del matrimonio si battono da anni basandosi su una parola, ormai arcaica, poiché risalente all’epoca romana e che rispecchiava una società di stampo notoriamente maschilista. Nella parola matrimonio infatti si evidenzia perfettamente una divisione dei ruoli maschile/femminile ormai superata dalla nostra società contemporanea. Il compito della madre (matrimonium) era quello di provvedere alla prole mentre il compito del padre (patrimonium) era semplicemente quello di mantenere economicamente la famiglia. Alla luce di questo il matrimonio classico poteva rispecchiare in modo fedele la parola nella pratica solo fino alla seconda guerra mondiale. In quell’epoca le donne ( quasi senza diritti e considerate esseri umani di serie B) non potevano lavorare fuori casa, specialmente una volta sposate. Con l’avvento della guerra mondiale, le donne sono state costrette a lavorare in fabbrica poiché gli uomini erano impegnati al fronte, questa tragedia ha dato consapevolezza alle donne che negli anni successivi, soprattutto negli anni 60/70 hanno cominciato a chiedere a gran voce la parità dei diritti all’interno delle lotte dette rivoluzione sessuale. Insieme ai diritti le donne hanno accentuato ancora maggiormente i loro doveri, ritrovandosi spesso a dover esercitare il doppio lavoro. Dentro e fuori casa, spesso senza il rispetto e la considerazione data al genere maschile. In una società paritaria, il termine matrimonio non ha più senso e dovrebbe (secondo me) essere sostituito dalla parola unione per sottolineare la volontà di due persone di unire i propri cognomi, quindi la loro stirpe, insieme ai propri destini per creare una nuova generazione.
Al matrimonio è spesso legata la parola famiglia. La parola italiana famiglia deriva dal latino familia, letteralmente l’insieme dei famuli, coloro che hanno un rapporto di dipendenza dal capo famiglia, il paterfamilias. Esistevano in origine due tipi di famiglia: la familia iure proprio e la familia domestica. La prima non era basata sulla parentela ma su vincoli di tipo politico-economico e religioso; la seconda si fondava sulla consanguineità. Il paterfamilias era il capo assoluto di entrambe. Egli disponeva, come di cose di sua proprietà, non solo dei beni e dei servi, ma anche della moglie e dei figli. L’avvento del cristianesimo mutò radicalmente questo concetto e la legge limitò molto il potere del pater familias. Per l'antropologia e la sociologia moderne, la famiglia è un gruppo sociale fondato sul legame matrimoniale. Ha come nucleo i coniugi e i loro figli, ma può estendersi anche ad altri parenti. Si caratterizza per l'esistenza di una rete di vincoli, divieti e diritti affettivi, legali, economici.
Quindi il concetto di famiglia è legato indissolubilmente al concetto di matrimonio. Per legge non esiste famiglia che non sia fondata sul matrimonio. Questa affermazione nella nostra società ha diverse limitazioni e in alcuni casi può diventare discriminante:
1) Il matrimonio classico è legato al concetto di unione esclusivamente tra uomo e donna
2) Il matrimonio classico prevede una subordinazione intrinseca della donna rispetto all’uomo. Redistribuisce i doveri come cure parentali alla donna e mantenimento economico all’uomo. Quindi limita la libertà personale
3) Agisce da conditio sine qua non si può formare una famiglia legittima ed è per questo discriminante.
Negli ultimi 20 anni ci sono state molte proposte di legge per attualizzare il matrimonio, secondo il principio che la lingua è organismo mobile e quindi la società non può rimanere ancorata a parole coniate 2000 anni fa. La nostra società civile è eterogenea, le donne lavorano fuori casa e hanno ambizioni oltre alla procreazione, l’omosessualità non è più considerata una devianza sessuale e per questo gli omosessuali non sono più perseguitati dalla legge ma liberi di manifestare le loro preferenze in pubblico (per quanto possibile), il diritto sancisce anche matrimoni che prevedono la separazione dei beni dei singoli componenti la coppia quindi s’è persa completamente la valenza di unione/possesso dell’uomo nei confronti della donna. Si può dire che il matrimonio si è snaturato a livello patrimoniale (non è più l’unione patrimoniale di due individui di sesso opposto) ma si è evoluto concettualmente come si è evoluta la società contemporanea.
Alla luce di queste riflessioni come mai non si trova una parola inclusiva di tutti questi significati e si attualizza l’istituzione del matrimonio?

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