ll futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni. (Eleanor Roosevelt)

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domenica 3 maggio 2009

Mare, spiaggia, vento: diritto e rovescio

Oggi sono andata a spiaggia e per quest'anno è la prima volta. Ho ascoltato un po' di musica, letto ( sto indagando su quella che fu La Repubblica di Torriglia durante la resistenza italiana), guardato il mare, senza ancora fare il bagno e guardandomi attorno ho scritto una poesia.
Si può dire, sarà stato il mare che oggi era molto limpido o sarà stato il vento o il cielo, qualsiasi cosa sia stata a ispirarmi la poesia è stata scritta e la riporto di seguito. Il titolo è rovescio perchè a volte quello che nei pensieri si presenta come dritto, sinonimo di giusto, di consigliato, si rivela rovescio nella realtà e cose che razionalmente diresti infattibili, non utili, come le maglie messe a rovescio, a volte in realtà si rivelano le cose più giuste che avresti potuto fare. Un po' come andare al mare da sola, anche se c'era un po' divento e un'"allarme traffico da rientro" oggi pomeriggio.

Rovescio

Il mare infrange
Spacca la battigia
mentre il sole scurisce i miei lividi,
il vento di ovest
scorazza intorno le rimesse mie vesti
i passeggianti sulla strada fluiscono,
sono fiume di selciato
i gabbiani girano in cerchio
tamburi echeggiano lontani da qualche staccionata
di spiaggia affittata
non è nitida la mia immagine a me stessa
non distinguo subito se è fuoco o festa.

Dopo, come se fossi vento frulli in mente e
i gabbiani diventano colombe e
il mare sembra danzare ai margini
della strada ferma di traffico
l’asfalto stracca finalmente riposa e
dalle auto sento la musica
tamburi radunano a festa!
l’aereo lascia la scia della pace

Ora, il cielo è simile ai miei occhi e
presto anch’io sarò pronta a ripartire

6 commenti:

Carlo Molinaro ha detto...

"Tamburi echeggiano lontani da qualche staccionata / di spiaggia affittata / non è nitida la mia immagine a me stessa / non distinguo subito se è fuoco o festa".
Questi versi sono belli, mentre in altri punti la poesia si disperde in immagini sfilacciate e qualche luogo comune.
Forse proprio perché non è nitida la tua immagine a te stessa.
Vedi, sei bella dove sei vera. Dove c'è lo sfocato o il vuoto, non riempirlo con parole a caso. Aspetta.
Prendi solo la parte vera.
Buono anche il verso del sole che scurisce i tuoi lividi.
I tuoi lividi, la tua immagine, fuoco o festa. Questa è la verità e la scrivi limpida.
La battigia no, la battigia lasciala stare, che il mare non la infrange e non la spacca, sono solo luoghi comuni, con tutti i gabbiani e i frulli.
Ciarpame galleggiante che nasconde le tue limpide profondità. Toglilo, non ce n'è bisogno, non ne hai bisogno.
Un abbraccio.

Chiara Borghi ha detto...

Il paesaggio che fa da sfondo a me lo voglio lasciare, non è messo a caso nè sfilacciato. Quei versi che tu etichetti come "veri" non sono più o meno falsi del mare che avevo di fronte. Anzi reale, concreto era solo il mare e la battigia. Magari a te non piace il termine ma il mare la infrange lo stesso. e io lo scrivo, sento che senza quel verso non sarebbe completa la situazione.
I gabbiani, uccelli che per me rappresentano un qualcosa di selvaggio e marino che diventano colombe simbolo di pace è un'immagine necessaria. Tu la troverai banale ma non lo è come non lo è il vento e il "lui" misterioso che mi "frulla" in mente mentre sono lì, vera e sulla spiaggia.
Grazie comunque della critica.
Ciao

Carlo Molinaro ha detto...

Beh, può essere, certo, solo tu puoi saperlo. Come "contributo di critica letteraria", ecco, io ti dico che suonano più veri, a chi legge, i versi che ti ho indicato: più veri, più personali.
Vedi, il linguaggio non è una cosa facile. Se no, tutti sarebbero poeti! E invece ce ne sono pochi...
Fuori dalla mia finestra c'è un cielo blu striato di nuvole, in questo momento. È vero che c'è, e posso scriverlo, se lo scrivo scrivo la verità, ma se non do un senso mio, a quel cielo, che lo scrivo a fare?
Lui (il cielo) non ha bisogno che io lo scriva; posso essere io ad avere bisogno di lui per scrivere me stesso (come tu scrivi te stessa attraverso la battigia), ma sono strumenti delicati.
È come suonare uno strumento musicale, sì, davvero.
Comunque nella tua poesia un messaggio passa, dei versi buoni li vedo, e quindi va bene.
Ciao!

Carlo Molinaro ha detto...

Dimenticavo: la chiusa mi piace: "Ora, il cielo è simile ai miei occhi e / presto anch’io sarò pronta a ripartire".

Chiara Borghi ha detto...

eh magari non vincerà il Montale, che t'aggie a dicere...

Carlo Molinaro ha detto...

:-)
Non sono i premi o il successo editoriale che conta. Conta fare delle cose belle.
Sandro Penna ha vissuto tutta una vita da sfigato emarginato, eppure le sue piccole poesie sono molto belle.
E come lui tanti altri bravi.
Mentre le collane di poesia di Einaudi, Garzanti e Mondadori, accanto a qualche bel testo, collezionano volumi di vero ciarpame. Ciarpame però scritto da gente immanicata con l'ambiente editoriale e/o accademico.
Quando dico che un bacio bello per me vale più di un Nobel nessuno mi crede, ma invece dico sul serio!
Ciao!