ll futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni. (Eleanor Roosevelt)

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martedì 1 luglio 2008

Villaggio globale Vs Mondo reale

Ieri, girando un pochino nella rete che detta così da la sensazione che credo abbiano le acciughe mentre vengono pescate, ho trovato un blog interessante (smemoratezze dal sottosuolo, che l'autore mi perdoni non ricordo l'indirizzo completo), ho lasciato un commento e "il blogger" mi ha risposto via mail. Niente di strano, fin qui.
L'autore è stato mio compagno di classe alle medie, abita a due chilometri dal mio paese ma non lo vedo e non lo sento nè ne sento parlare (nei piccoli paesi si è sempre sotto il controllo dei cronisti locali) dall' esame di licenza media. Nessun contatto da quattordici anni.
Allora è vero, come sostengono alcuni, che il villaggio globale sta sotituendo il mondo reale? Oggi, mi sembra almeno verosimile ( senza indagare troppo il concetto di verità) dato che il mio compagno di scuola, per me, nella realtà non esiste (non ne ho esperienza da quattordici anni, in breve se lo incontrassi non credo saprei riconoscerlo) ma in internet gli parlo.
Siamo forse destinati a "scomparire" dalla natura così come la conosciamo (dalle strade e dalle città) per "esistere" solo in modo virtuale?

24 commenti:

Carlo Molinaro ha detto...

Dipende da che cosa vogliamo, no? Si può anche dare un'altra interpretazione, infatti: è grazie a internet che hai rintracciato un compagno di scuola che non vedevi da 14 anni, ma questo non significa che dobbiate restare dentro internet. Tantopiù se abita a due chilometri da te, ci arrivi anche a piedi. Lo puoi rivedere nel mondo reale, se tu vuoi (e se lui vuole). In tal caso, internet è solo un (utile) strumento per ritrovare una persona nella realtà. Ma bisogna vedere se tu lo vuoi. Anche tu e io dialoghiamo sempre via internet, a quanto pare, ma non è perché sia impossibile vederci: i chilometri sono un po' più di due, ma non sono poi tanti: volendo potremmo tranquillamente cenare insieme stasera. Ma evidentemente uno di noi due non lo desidera. Indovina chi! :-) Ciao!

Pippi ha detto...

Ho trovato il tuo link in un commento di Carlo Molinaro e siccome sono curiosa come una capra non ho potuto evitare di aprirlo. Io frequento la rete da un anno e mezzo circa e devo dire che qui ho fatto delle conoscenze interessanti che giocoforza non avrei potuto fare nella vita reale per dei limiti accidentali, distanze, mondi diversi, in questo senso credo che la rete rappresenti davvero delle possibilità come diceva Molinari nel suo blog. E' un modo diverso di conoscersi questo, tutto affidato alle parole e se vuoi ad un atto di "riflessione" che non si dà nell'immediatezza della vita quotidiana degli incontri in presenza. Il rapporto in rete non può però essere sostitutivo del rapporto "in presenza" che non è a prova di spegnimento così come quello virtuale e che necessariamente diventa più vincolante. Il discorso sarebbe comunque troppo lungo ... bello spunto di riflessione, però.
P.S. Qui sono Giulia. Da Molinaro sono Medea.

Anonimo ha detto...

Oh... Ha ragione Giulia sarebbe un discorso molto lungo!
Io ho incontrato anche "belle persone dentro qui! Persone che spero di incontrare anche fuori un giorno,chissà. Qualcuna so già che non la incontrerò mai probabilmente, ma è lo stesso interessante poter legger un bel blog...
Poi dovrei aprire una parentesi, che non aprirò... perchè la parentesi sa leggere e so che leggerà anche qui.
Ciao a tutti! ( alla parentesi: PS: quando cominci a farti i cavoli tuoi? Lo dico con tono buono buono...). R.

Carlo Molinaro ha detto...

Giusto, cara parentesi: smettila di inseguire e giudicare! Ciao R., buona notte!

Anonimo ha detto...

Con questo commento mi sono già "infognata" da sola... (merda). Ma mi è scappato. :-)
Parentesi, potevi essere un punto, una virgola, un asterisco, un due punti... felice. Invece non tanto.
Ti prego : non ti curar di me... e passa. Grazie.

Carlo Molinaro ha detto...

Va ben, dai. Siamo troppo impulsivi, tu e io, ma fa lo stesso. Adesso però smettiamola di "chattare" sul blog di Chiara! :-) Basta, mi sa che vado a letto... Ciao ancora!

Carlo Molinaro ha detto...

P.S. Chiara, ma quand'è che aggiusti il fuso orario del tuo blog? Se no sembra che uno vada a dormire alle tre del pomeriggio... Invece è mezzanotte precisa. Sei indietro di nove ore! Ciao!

Anonimo ha detto...

Ma come? Io scrivo dal Cile...
sono le tre del pomeriggio, più o meno!:-))
R.

Anonimo ha detto...

a me piace comunicare nel virtuale, mi piace anche passare al reale certe volte, di persone reali ne conosco abbastanza non è un problema, sono sempre in giro! ciao!

Chiara Borghi ha detto...

Mi ha stupita il commento di Giulia.
Intanto piacere di conoscerti virtualmente.
Quando dici:"Il rapporto in rete non può però essere sostitutivo del rapporto "in presenza" che non è a prova di spegnimento così come quello virtuale e che necessariamente diventa più vincolante."
Prima cosa: che intendi con Spegnimento? Forse che il rapporto interpersonale nel mondo reale è più a rischio "chiusura", litigio, perdita?
Secondo: Usi il termine vincolante, mi pare in tono negativo. Vuoi dire che nei rapporti "reali" si rischia maggiormante di legarsi e di conseguenza perdersi?Se intendi questo, credo sia un "rischio calcolato" ossia una cosa da mettere in conto ogni volta che si avvia un qualsiasi tipo di rapporto.
Terzo: "L'atto di riflessione" è d' obbligo ogni volta che si interagisce con un altro essere. Perchè dici che possibile solo scrivendo su Internet?
ome fai a dialogare se non ascolti, rifletti (succede anche automaticamente) e rispondi?
Grazie per essere approdata al mio blog.
Ciao.

Pippi ha detto...

Credo che si impongano delle precisazioni. Il mio commento in realtà deriva da una serie di riflessioni che sono venuta via via facendo nell'ultimo periodo (e che per ovvi motivi non ti sono note!)e in ogni caso sono partita dal tuo post e dal commento di Molinaro. Ti cito: "il mio compagno di scuola per me nella realtà non esiste ... ma in internet gli parlo". Il tuo post si chiude poi con una domanda che pone un interrogativo grosso. Molinaro, d'altro canto, propone nel commento un uso strumentale di internet quale mezzo e veicolo di comunicazione che può aprire varchi al mondo reale. Io, per me, preferisco questo secondo modo di "interpretare" il mezzo. E' un dato di fatto che il mondo virtuale rischia di sostituirsi a quello reale nella vita di molti. Molti preferiscono tenere i rapporti nella virtualità. Perché? La virtualità si può spegnere a nostro piacimento per quanto profondi possano essere i rapporti. Nella vita reale non è altrettanto facile. In quanto poi alla scrittura come atto "riflesso" credo di non dovere aggiungere molto. E' un dato di fatto che la scrittura imponga un modus diverso. Per esempio io adesso posso fermarmi e rileggere quanto ho scritto prima per vedere se veicola esattamente quanto volevo dire. L'immediatezza del discorso diretto, in presenza non consente questo tipo di approccio, non ti pare? Spero di avere chiarito almeno un po' quanto volevo dirti e ti ringrazio per l'ospitalità. A presto.

Carlo Molinaro ha detto...

Direi che sono d'accordo con Giulia. Poi esiste anche una comunicazione via internet che è "parallela" a quella reale, cioè avviene fra persone che si conoscono nella realtà (come Chiara e io, che ci siamo conosciuti nella realtà prima e adesso dialoghiamo qui in questo blog, per esempio, anche se io vorrei più incontri reali...), ma in questo caso forse è paragonabile "semplicemente" alle telefonate e alle lettere che ci si scrivono quando non ci si vede direttamente. Ne scrivevo tante, di lettere di carta, una volta: ma adesso prevalgono nettamente le mail - anche se qualche lettera di carta la scrivo ancora, perché mi piace, e una cosa fondamentale nella vita è fare le cose che ti piacciono - quando puoi. Ciao Giulia, ciao Chiara.

Chiara Borghi ha detto...

Il "lato brutto" di Internet, secondo me, è che "la virtualità si può spegere in ogni momento" come dici tu, Giulia.
Ma dietro la virtualità chi c'è? Una persona reale. Quindi ci illudiamo di spegnere un rapporto virtuale- irreale ma stiamo solo "tagliando via" qualcuno con cui interagivamo e che vive e che magari per questo soffre.
Quindi Internet potrebbe essere concepito come una deresponsabilizzazione ulteriore dell'essere umano contemporaneo? Lo chiedo e penso agli avventori delle chat (anch'io l'ho fatto in passato), che si fingono diversi per gioco, per recitare un'altra parte, in un'altro mondo che non è il proprio. E penso con tristezza a chi incantato e ingannato dalle immagini si mette in pericolo per rividersi in rete su youTube.
Perchè è così importanti rivedersi, forse non ci vediamo abbastanza?

Carlo Molinaro ha detto...

C'è anche una funzione compensativa. Ci sono mille motivazioni diverse. Una persona che amo e che mi ama pochi minuti fa leggendo questo blog mi ha detto che sono invadente, rompicoglioni con te, Chiara. Probabile che abbia ragione. Ma uno è qui, davanti al computer, per ore e ore, e appare un tuo messaggio sul blog, e la voglia di dialogare è tanta, anche se poi dialogo non è perché tu a me sostanzialmente non rispondi.
A parte questo, entrando più nel tema, le persone si possono "tagliare via" anche nella realtà, no? Però almeno nella realtà ognuno è sé stesso (o quasi: si può recitare anche nella vita concreta), mentre in rete ci sono figure vaghe, evanescenti, magari completamente inventate. Potrebbe anche essere una forma di schizofrenia questo inventarsi personalità diverse in rete, non trovi? Continuo a pensare che una conoscenza solo virtuale non è una vera conoscenza. E questo anche se può essere non spiacevole scambiare parole con persone che non si conoscono di persona (Giulia, per esempio: sembra una simpatica donna, ma, per quello che ne sappiamo noi, potrebbe essere un pensionato settantottenne, abilissimo, che ha "inventato una Giulia" e l'ha messa in rete). C'è qualcosa di strano, anche di inquietante in tutto ciò, no? In certi casi può affascinare, ma alla fine il rischio è il vuoto. Ciao.

Pippi ha detto...

@ Chiara. Credo che tu abbia ragione Chiara. Anch'io ritengo che non di debba mai divmenticare la "realtà vera" di chi è dietro a un altro monitor (in altri tempi avrei detto, scusatemi se mi autocito "perché di sangue e lacrime ...").

@ Molinaro. La rete come luogo di una nuova schizofrenia. Potrebbe essere il titolo di un saggio, non vi pare. Ho paura di dovermi fermare sennò ci impelaghiamo in un discorso lungo ragazzi. E' uno di quei temi che potrebbero "impelagarmi". Per il resto Molinaro in una sorta di epifania (deve essere dotato di grande intuito il ragazzo!) mi ha tolto le vesti e denudato. Ebbene sì, confesso: Giulia alias Medea alias Zelda altri non è che un povero pensionato ottantenne amante della burla. ;-)))

Unknown ha detto...

Buondì, sono il compagno di classe :) (che risponde con ritardo per avere avuto un po' troppe cose da fare)

Internet è sempre stato per me un luogo dove finivo per conoscere persone *distanti*. A parte uno sparuto manipolo di amici (diciamo UNO, per molti anni), le persone che frequentavo nella vita reale scaricavano la posta solo quando sapevano per certo che qualcuno aveva spedito loro una mail... magari a mesi di distanza da una volta all'altra.

Poi è successo che la posta elettronica sia stato, per molto tempo, il modo principale in cui ho potuto approfondire la conoscenza con la mia prima ragazza, giacché in settimana io ero a Torino e si era distanti.

In seguito ho cominciato a incontrarle un po' a raffica, tutte queste persone *distanti* conosciute in internet.

Attualmente non esistono più persone "reali" e persone "virtuali", per me. A meno che non vogliamo cambiarne il significato: ho baciato ragazze che abitavano a pochi chilometri da me che in fondo sono state molto più "virtuali" di persone con cui ho "solo" parlato e che non ho mai incontrato (uhm... anche se forse non ce ne sono più, devo averle incontrate praticamente tutte, le mie pluriennali conoscenze online!). E' vero, un rapporto (di amore o amicizia) supportato dal mezzo digitale, mail o sms che siano, può diventare "virtuale" e interrompersi senza spiegazioni anche se è con un vicino di pianerottolo. E senza coinvolgere mezzi digitali, non vi è mai successo di aver smesso di salutare (o di non essere più salutati da) persone con cui avete frequentato scuole, corsi, luoghi di lavoro, compagnie? Internet non è altro che un luogo di aggregazione come gli altri, e se ci pensate segue esattamente le stesse regole: con le persone che ci piacciono teniamo i contatti "anche al di fuori", quando possibile (si esce coi colleghi simpatici, si va in vacanza con gli "amici veri" all'interno di una compagnia... ci si incontra a metà strada tra Roma e Milano per una passeggiata con la persona eroica che si è cuccata tutte le tue mail di lamentele da cuore spezzato :D); le altre le lasciamo all'oblìo.

Probabilmente la società umana cambierà ancora faccia a sé e al pianeta, ma non scompariremo in un mondo virtuale - bensì lo porteremo sempre con noi, ovunque andremo; forse modelleremo il mondo reale perché i due mondi possano comunicare meglio. Starà a noi far sì che questo aumenti le nostre possibilità e non le riduca, ma credo che riusciremo a farlo.

Comunque, Chiara (ma allora, questo nome all'anagrafe l'hai cambiato o il primo nome è sempre quell'altro? ;)), io mi sa che ti riconoscerei... anche perché, come ti ho detto, devo averti intravista, e riconosciuta, non troppi anni fa. Anche se è vero che di bionde con gli occhi chiari non c'è poi questa sovrabbondanza... :D

(ihihi... adesso ci sarà gente ancora più interessata, sapendoti bionda... sono dispettoso, eh? :D)

Carlo Molinaro ha detto...

Caro compagno di scuola di Chiara,
sono d’accordo sulla maggior parte delle cose che dici. I rapporti umani tendenzialmente sono come li costruiamo e come si evolvono, indipendentemente dai mezzi di comunicazione usati. Anche se resto dell’idea che il virtuale, da solo, sia un’astrazione. Diciamo che non potrei mai sottoscrivere questa tua frase: «ho baciato ragazze che abitavano a pochi chilometri da me che in fondo sono state molto più "virtuali" di persone con cui ho "solo" parlato e che non ho mai incontrato». No, a me questo non è mai accaduto.
Per me la conoscenza fisica è uno spartiacque importante. Le mie nostalgie sono tutte di persone che ho visto, conosciuto, toccato, annusato – e che non saranno mai preda dell’oblìo, che invece ha presa molto più facile sulle conoscenze virtuali. Chissà, forse sono troppo «fisico»; d’altronde sono un poeta e non un filosofo.
Appunto: non ho mai scritto una poesia d’amore per qualcuna «conosciuta solo virtualmente». Se conoscessi Chiara solo virtualmente, lei non sarebbe mai stata la vittima innocente di diciotto mesi di poesie d’amore! :-) Fra l’altro, non è proprio bionda, ha un colore di capelli fra il rame e il legno di castagno, no? Forse anni fa era più bionda, non lo so.
I rapporti che si interrompono senza spiegazioni (o anche con spiegazioni: ma senza spiegazioni forse è ancor peggio) li ho sempre vissuti con grandissimo dolore. Io non interromperei mai nulla. Non so se è un pregio o un difetto, non ha importanza cos’è. È. Trovo che la vita sia troppo breve per interrompere delle cose. Interrompe già il tempo, interrompe già la morte, io non voglio collaborare alle loro stramaledette interruzioni, io ci lotto contro, pur sapendo di perdere.
Si può, sì, in un certo senso, amare una persona mai conosciuta direttamente, per esempio un artista, un autore. Ma è diverso, ed è raro. L’artista lo conosci per le opere e le opere hanno vita propria. Amare l’opera non necessariamente implica amare l’autore. Nella mia ormai non brevissima vita ricordo di essere stato turbato e addolorato “davvero” solo due volte per la morte di un personaggio non conosciuto direttamente: si è trattato di Pier Paolo Pasolini e di Fabrizio De Andrè. Ma anche in quei due casi, non è stato paragonabile alla perdita di una persona conosciuta davvero.
Sì, forse sono troppo «fisico», non lo so. Peraltro la psiche è collegata al fisico: mi pare che Freud dicesse che l’oggetto psichico per eccellenza è il corpo. O non era Freud?
Ho letto qualche pezzo del tuo blog (http://stm.sottosuolo.org) e lo trovo davvero interessante (chi mi consoce sa che non lo dico a casaccio).
E questo blog qui di Chiara invece è strano, no? Per lunghi periodi l’ho frequentato quasi solo io, a romperle i coglioni. Il mio blog (http://blog.libero.it/molinaro) è pieno di poesie per lei... Sì, sono un rompiballe. Pensavo stamattina, affumicato dalla stanchezza, che le poesie d’amore, lette dagli estranei alla faccenda, possono essere belle, brutte, così così, insomma sono poesie e basta. Ma per le «muse ispiratrici» è diverso. Esse si distinguono in due principali categorie: quelle che contraccambiano l’amore e quelle che no. Le prime (che per fortuna esistono: non è vero che si scrive solo per gli amori infelici) di solito sono contente di ispirare le poesie. Le seconde, invece, quelle che non contraccambiano, probabilmente le recepiscono come grandi scocciature, come un fastidio.
In uno dei miei trip di fantasia mi sono visto Nerina e Silvia, due muse ispiratrici del Leopardi, che passeggiavano per Recanati, rilassandosi nella sera al fresco dopo una faticosa giornata di lavoro agreste d’inizio Ottocento, e chiacchieravano fra di loro.
– Neri, ma lo sai che quello sgorbio ci ha di nuovo provato con me?
– Ma chi, Giacomo, quello che sta su al castello? Il gobbo? Ma lo sai che ci ha provato pure con me?
– Che elemento! Non gliela darei neanche morta.
– Non me ne parlare: a me fa venire il latte alle ginocchia.
– Ma poi lo sai, Silvy, che mi hanno detto che ci scrive pure le poesie?
– Scrive? Ma è matto? E se vanno in giro, le poesie? Il paese è piccolo, la gente mormora!
– Dev’essere un pervertito. Cos’ha da scrivere? Ma che si guardi allo specchio!
– Se lo sa il mio ragazzo gli spacca la faccia
.
Ma sì, su certe cose bisogna sorridere un po’, se no ci si deprime troppo. Ma io se fossi in te sarei già andato a trovare Chiara. Se non altro per verificare meglio il colore dei capelli. Gli occhi te li ricordi bene.
Ecco, vedi, sono contento di conoscerti, caro «stm», però per me resti un po’ «nulla» (nel senso che dice il piccolo principe alle rose) finché non beviamo insieme un succo di frutta o qualcosa del genere (birra no: sono astemio). Di parole ne produco e ne tratto tantissime anch’io, fra le poesie, i racconti e il lavoro nell’editoria, ma nonostante questo (o che sia proprio per questo?) non riesco a fare amicizia, e tantomeno innamorarmi, con un «costrutto di parole». Voglio la persona davanti a me, gli occhi, i gesti, i capelli.
Dunque sei stato un po’ a Torino, dicevi? Io sono di Torino. Ieri sera sono stato con amici a Savona a sentire Davide Van de Sfroos, cantautore dialettale bravo, e la sua banda. Magari ne parlerò nel mio blog, se mi viene l’ispirazione. C’era anche Chiara. Ma c’era anche lontananza. La vita reale è spesso un pianto di distanze. Figuriamoci quella virtuale, che neppure esiste.
Auguri, ciao!

Unknown ha detto...

Ma miseriaccia, davvero c'era Van de Sfroos? E' un sacco di tempo che mi dico che voglio andare a un suo concerto, che periodicamente controllo dove li fa... e me lo sono perso proprio a Savona? Vado a spararmi xD

Carlo Molinaro ha detto...

Eh, devi stare più attento! :-) Era all'Artisi, che d'estate adesso è gestito da Zibba del Raindogs, conosci?

Unknown ha detto...

Eh, uhm, al Raindogs sono stato una volta sola... l'Artisi non lo conoscevo.

Tra l'altro mi era pure arrivata la newsletter degli ARCI savonesi, che ne parlava... però ieri a mezzogiorno, e non l'ho letta fino ad ora :|

Carlo Molinaro ha detto...

Un pensiero notturno (anche se per il fuso orario di questo blog sarà giorno). Questa frase del tuo post, Chiara: Siamo forse destinati a "scomparire" dalla natura così come la conosciamo (dalle strade e dalle città) per "esistere" solo in modo virtuale?
Rileggendola mi ha improvvisamente colpito quella parentesi esplicativa: dalle strade e dalle città. Ma è solo quella la natura? Se la nostra natura è solo strada, città, spazi al di fuori dei quali immediatamente ci perdiamo, questo non significa forse che il mondo reale è già ridotto a una rete (di strade e città) e non è più uno spazio aperto? Un pensiero così. Vado a dormire, ciao.

Anonimo ha detto...

Nella vita reale devi giornalmente confrontarti con l'altro, faccia a faccia, devi sostenere delle aspettative, reggere gli sguardi, e molte altre cose ancora...
Nel virtuale non è sempre così, puoi fingere ciò che non sei, puoi darti età, nome, sesso a piacimento.
La cosa più penosa però sono le persone che sanno chi sei e ti contattano con un profilo inventato per "carpire" qualche verità nascosta, o quelli che mettono in atto scherzetti del genere e di pessimo gusto. Credo sia giusto divertirsi, anche creare contatti e nuove amicizie, scoprire nuove realtà vicine e lontane, ma sempre nel rispetto dell'altro, se possibile.
Giovanna

Chiara Borghi ha detto...

X Stm: scusa se non ti ho più scritto ma sono molto impeganta (3 lavori contemporaneamente, il precariato è anche questo). Condivido il tuo commento sul virtuale Vs reale. Molto acuto e accurato, del resto ti ricordo con queste caratteristiche. Ho i capelli rosso scuro, ora. Prima mi ossigenavo un po' per essere bionda. Ora sono bionda sulla carta di identità.
Per Carlo: ho messo fra parentesi esplicativa strade e città per sintetizzare ed essere Chiara.
Avrei potuto mettere tutto l'elenco: fiumi, valli, colli, mare, spiaggia...
Ma sarei stata prolissa ed io non lo sono mai.
Ciao a tutti.
Appena ho un paio d'ore disponibili scriverò un altro post.
Ma è estate...

Carlo Molinaro ha detto...

Tre lavori? Quali sono gli altri due in questo periodo? È estate, ma su Torino continuano a susseguirsi temporali. Beh, almeno non c'è afa.
Hai scritto:
Per Carlo: ho messo fra parentesi esplicativa strade e città per sintetizzare ed essere Chiara.
Con la maiuscola, Chiara, l'hai scritto. Eh sì, che tu sei sempre Chiara. ;-)
O quasi. A volte sei un po' Selene: notturna, lunare.
Bene, è mezzanotte meno venti e vado a dormire dopo una lunga giornata.
Ciao a te e a tutti, Giulia, R., Marina, Stm, Giovanna... Un bel gruppo in questo post.
Buona notte!