ll futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni. (Eleanor Roosevelt)

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sabato 8 dicembre 2007

Vecchi ritagli

Mettendo la casa in ordine ho trovato una scatola con vecchi ritagli di giornale che conservo con un motivo chiarissimo al momento del ritaglio che si rivela inesistente al momento del ritrovamento. Questo in particolare riguardava il rinnovamento di Torino per le Olimpiadi invernali 2006. Ad ogni modo, quel ritaglio era stato spunto di un racconto che metto di seguito. Buona lettura

ICELOTOR

“Ghiaccio bollente” era soprannominata Anita Ekberg.
“ Icelotor” era il nome di battaglia di Miriana Bianchi, ventiseienne, pattinatrice.
Artista. Era uno spettacolo di sicuro gradimento vederla in pista e anche chi, di regola si annoia ad assistere alle esibizioni di pattinaggio, quando entrava lei si ringalluzziva. Era vigore e agilità al tempo stesso. Tagliava l’aria in due come un fulmine. Scartava le sue stesse gambe, le avvitava senza intrecciarle e l’idea principale era l’illusione costante che le sue ginocchia fossero in grado di piegarsi al contrario. Il suo fisico androgino e snello sfrecciava come un’onda di sangue caldo su un paradiso ghiacciato. Le sue coreografie non erano mai scontate né facili da presentare. Di norma nessuno si avventurava nelle torsioni e negli avvitamenti che disegnava Miriana e se lo faceva lasciava una gamba in pegno. I radiocronisti e giornalisti sportivi gridavano al fenomeno, le frasi che costantemente affiancavano il suo nome sulle pagine di giornale erano: straordinaria, fenomenale, inaudita. Davvero una rivelazione pre-divina. L’antipasto prima dell’eden: lei che balla il charleston con una deliziosa tutina aderente.
Molti erano i candidati maschili ad accompagnarla, tanti i pattinatori che avrebbero venduto la mamma al diavolo per farle da patner e godere della scia luminosa che lasciava ad ogni sua prestazione. In due anni d’attività agonistica era diventata milionaria, aveva incamerato un patrimonio non sottraendosi a nessun tipo di campagna pubblicitaria. Miriana pubblicizzava in modo indiscriminato per tutto il tempo in cui non doveva allenarsi. Bastava accendere la televisione per rallegrarsi con il suo sorriso e la sua voce calda. Sia che la usasse per dire “Parmigiano Reggiano” o consigliasse un nuovo shampoo antiforfora. Le si andava dietro volentieri ed era sulla bocca di tutti. Bastava nominarla per provocare una reazione, faceva venir in mente una colazione sui prati o una canzone melodica, era brezza nella calura estiva.
Persino le donne l’amavano e le ragazze la emulavano. Miriana, da poco aveva avviata una carriera da stilista di lingerie il cui slogan recitava “Cogli l’attimo: togli il velo e sfiora il cielo”. Era una collezione di perizoma alla metà fra il ginnico e il ricercato correlati da reggiseno a balconcino.
Prometteva diete da cinque chili in un mese senza troppe rinunce con una pastiglia a base d’alghe marine. Assicurava camicie bianche e colletti inamidati per uomini d’affari, dichiarava guerra totale alla polvere con “Acar-stop” e ai peli superflui con “Epilpilu”, l’epilatore che dopo aver strappato il pelo rilascia sulla pelle un liquido che blocca il processo di ricrescita.
Miriana era tutto questo, tutto ciò che si definisce un testimonial perfetto amabile e cordiale.
In più: un’atleta olimpionica con molte medaglie al collo probabilmente già un simbolo nella storia del pattinaggio artistico. Olimpiadi invernali di Torino 2006. Miriana Bianchi è la gran favorita. Forse la stampa è stata influenzata dai supporters che hanno invaso la città da tutta Italia solo per lei. Si nota una prevalenza di ardimentosi giovanotti pronti a contemplare le sue esibizioni sul ghiaccio ma anche lei di persona, che dopo l’epilogo della sua lunga love-story con il fotografo delle dive Gualtiero Scalpelli si dichiara “sentimentalmente libera”.
Un tipo nella folla regge un cartello con su scritto “Miriana vinci, stupisci e sposami” e sotto c’è disegnato un grosso anello con un rubino scintillante. Un altro urla tutto il tempo con un megafono “Viva Miriana vinci per noi!”
E’ stato diffidato e non può più circolare nell’area adibita per le manifestazioni sportive. E come questi tanti altri.
Miriana è un po’ agitata. Tra poco tocca a lei e le tremano leggermente le ginocchia, buon segno l’ultima volta ha vinto l’oro. Oggi per Miriana si decide la carriera: se fra gli dei dell’Olimpo o fra i tanti secondi del mondo. Lei non si sentiva seconda a nessuno. Il successo le aveva gonfiato il petto d’orgoglio e la testa di fierezza. L’ultimo sorso d’acqua e via, si va’, la gara ha in inizio.
Parte la musica. E’ una versione elettronica del can-can. Miriana comincia a ballare ed è come se volasse, il ghiaccio nemmeno si graffia, la lama dei pattini scivola leggera e veloce e sembra non intaccare la superficie. Il pubblico ammira con stupore e batte le mani a tempo di musica. Miriana sorride, è in forma, sta dando il massimo, ormai si vede assaporare l’ambrosia del gradino più alto del podio. E’ Fatta.
All’improvviso una gamba le cede e la lama taglia il ghiaccio. Una smorfia di dolore e rabbia incide il viso della pattinatrice che cerca di raddrizzare la posa ma la leggerezza s’è persa e ora le lame dei pattini si stagliano sopra al ghiaccio lasciando una scia di granelli sottili. La musica insiste, il pubblico batte le mani per incitare la sua eroina, non li ha ancora delusi, è sempre il testa.
La figura è quasi finita. Eccola all’indietro per i suoi fans, sorride, recupera.
Poi dalle file dietro si sento un urlo
“Attenzione! Il cartellone!”
Tutti si girano e notano che l’enorme stand di una pubblicità si è staccato dai sostegni e ondeggia minacciosamente sulla pista. Alcune file del pubblico sono costrette ad allontanarsi. Miriana non s’è accorta di nulla, è sola con la sua concentrazione e sta di nuovo pattinando divinamente. I graffi nel ghiaccio sono solo un brutto ricordo ora lei sta volando. L’ultimo passaggio. Il cartellone precipita.
Silenzio.
Sirene d’ambulanza, tante lacrime e grida disperate.
Miriana è morta. Lì, giace il suo corpo senza vita sotto il peso del cartellone luminoso con il suo stesso faccione ma sorridente e lo slogan “Non aspettare la manna dal cielo…proteggiti con l’assicurazione”.
La famiglia devolse il suo intero patrimonio ad un’associazione per la prevenzione degli infortuni sul lavoro.

5 commenti:

Carlo Molinaro ha detto...

Ci hai fatto un buon lavoro di lima, l'hai migliorato, è un racconto che funziona abbastanza. C'è ancora qualche virgola fuori posto, un paio di tempi verbali discutibili e un paio di parole sbagliate. Ma hai fatto tutto da sola, senza editing, e va bene. Però poi possiamo anche farlo, l'editing, leggero leggero, solo due ritocchi. Ti sfioro appena. Firmato: l'editor rompicazzo di cui sei la musa stronza. :-)

Chiara Borghi ha detto...

fai l'editing che vuoi che ti dica, che sono un incapace!
Ieri ho conosciuto Maggiani, s'è preso Il tempo è scaduto e non mi ha regalato il suo. Forse perchè quando mi ha chiesto se l'avevo letto io ho banfato e ho detto sì, invece a parte Il coraggio del pettirosso non ho mai letto niente di Maggiani. L'ultimo l'ho sfogliato, durante la presentazione

Carlo Molinaro ha detto...

Non essere permalosa! L'editing se lo fanno fare fior di scrittori da centomila copie, che neanche immagini. Un altro sguardo sul testo è sempre utile. E non toglie nulla alla tua originalità. Soprattutto se l'editing lo faccio io, che alla tua personalità non sposterei neanche un filo, mi piaci come sei. Maggiani non ti ha regalato il suo libro perché è grosso (lui, non il libro) e si crede chissà chi. E su con la vita! La storia della ballerina ammazzata dal pannello pubblicitario è una bella storia. Ma tu scrivessi mai una storia a lieto fine, però! Ti abbraccio.

Chiara Borghi ha detto...

Pensa che era per un concorso organizzato da La stampa per le Olimpiadi 2006. Ha vinto un ex sciatore dilettante con una cosa sulle sue emozioni durante una discesa. Che banalità! Nel mio c'era anche un po' di critica sociale, non mi hanno capito.

Carlo Molinaro ha detto...

Magari l'hanno scartato proprio per quelle piccole imperfezioni che tu spesso lasci nel testo, e che non tolgono la sostanza della storia, ma danno fastidio e fanno sì che le giurie... scartino.