ll futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni. (Eleanor Roosevelt)

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lunedì 10 dicembre 2007

Segmento, triangolo o dodecaedro?

Un amico mi ha fatto notare come su questo blog tratti sempre argomenti poco personali, di interesse generale che secondo lui non interessano affatto.
Sebbene non condivida questo pensiero, non mi piacciono i blog-diario dove scrivere della tua squallida, piccola vita scriverò un post un po' più personale, un discorso affrontato con questo mio amico oggi pomeriggio.
Trattasi di rapporti d'amore. Io credo che l'amore sia un percorso ascensionale che due persone (non uno, non tre ma due)intraprendono insieme. Un cammino verso l'alto, dove in alto sta la felicità. Non so se cammino ascensionale sia il termine adatto ma foneticamente rende l'idea. A grandi linee il concetto che esprime Dante nella Vita Nuova.
Il mio amico invece crede che l'amore sia un sentimento "caotico" a cui non si può dare una forma precisa così che si può amare totalmente più persone in egual misura.
Ecco il mio pensare alle figure geometriche: nel mio postulato "cos'è l'amore" darei la definizione di segmento, cioè una retta che passa da due punti che sarebbero Lui e Lei; il postulato "cos'è l'amore del mio amico rispecchia la definizione di dodecaedro, una figura geometrica a dodici lati tutti lunghi uguali (mi sembra). Mentre scrivo mi vengono in mente le parole di un altro mio vecchio amico che dice: per star bene in coppia bisogna essere in tre riferendosi al triangolo, appunto. Voi che ne pensate?

4 commenti:

Bhuidhe ha detto...

Credo che l'importante sia guardarsi allo specchio e sapere cosa si esige dall'amore, cosa si è disposti a dare e cosa non si è disposti a tollerare. Poi bisogna guardare negli occhi "l'altro" e comprendere se lui/lei ha visto la stessa cosa allo specchio. L'amore vissuto in parallelo ma mai insieme è un disastro e fa male.
Non credo che ci sia "un tipo" di amore, ma credo che sia fondamentale parlare la stessa lingua.

E poi, credo che ci sveliamo attraverso quello che notiamo, che trattiamo, che discutiamo. Se preferisci non trattare argomenti personali sul tuo blog, questo è un tuo diritto, la persona che sei verrà fuori comunque. Io tratto anche di cose personali, ma MAI di cose intime per esempio. Il blog è tuo, la tastiera è tua, la testa che sta sulle spalle è tua, e avanti così.

Carlo Molinaro ha detto...

Ha ragione Jane: non obbligarti a scrivere cose troppo personali qui, se non ti viene spontaneo. In fondo ognuno di noi ha il suo modo e il suo stile, e io non volevo influenzarti con il mio. A me viene naturale raccontare sul mio blog un po’ più di fatti miei (comunque sempre entro certi limiti!), ma tu sii te stessa. Forse cominciando a metterci qualcosa di più personale poi la spontaneità viene, ma non è detto. Le cose personali sul tuo blog a volte le metto già io! :-) È che tu sei caparbia e tenace e nello stesso tempo tenera e fragile, sei grande e sei bambina, timida e strafottente («sfrontatezza e pudore», per tornare alla solita «nostra» canzone di Guccini!), e io... a volte voglio parlarti, a volte ascoltarti a lungo – ho anch’io da imparare da te.
Quanto all’amore, anche lì direi che ha ragione Jane. Non mi sento obbligato ad avere dodici fidanzate (visto che tu parli di dodecaedro) e nemmeno sette o cinque o tre. Le cose accadono. A volte è solo una. A volte anche zero, purtroppo! Non escludo che potrei essere felice in un rapporto con una sola donna, anche se un rapporto veramente, profondamente monogamico non l’ho mai avuto: anche negli innamoramenti più forti per una, restava dello spazio libero. Forse sono troppo vasto! Però c’è sempre una prima volta. Sì, sono un po’ in là con gli anni, già, ma una prima volta potrebbe ancora esserci, chi può mai dirlo.
Però non è lì il problema. Il percorso è ascensionale, verso la felicità, in ogni amore, con qualunque figura geometrica. Un uomo può darti un amore immenso anche se nel suo cuore coabitano altre donne. Non ci sono dosi prescritte: c’è quello che va bene per te. Chi fa troppe teorie probabilmente non è innamorato: ci si innamora senza se e senza ma.
Un amore contraccambiato è una gioia immensa, io nella vita non ho provato mai una gioia più grande di quella, mai, nessuna, in nessun altro campo della vita, non c’è paragone. L’altra notte in treno tornavo da Roma dove ho vinto un secondo premio a un concorso importante (condito da un assegno di mille euro, che mi salvano un po’ il disastro economico di fine anno), ho riabbracciato un’anziana poetessa che stimo e che mi stima e che non vedevo da anni (Maria Luisa Spaziani), ho avuto una bella soddisfazione, eppure nella cuccetta del treno mi sono ritrovato a canticchiare fra me e me pensando a una ragazza: già dimenticata la «gloria» della giornata io pensavo a una ragazza e poi mi sono addormentato e ho sognato lei, mica il premio di poesia. Non c’è nulla che dia più gioia dell’amore. Persino quando non è ricambiato, è già un motore potente di vita. Quando è ricambiato, esplode in un entusiasmo ineguagliabile. E non è un fuoco di paglia, il sogno diventa progetto, voglia di fare, coraggio, ardimento. Com’è che canta Zibba? La gente muore sola perché non ha ardimento. Bella canzone anche quella.
Tu dirai: vabbè, ma come si progetta qualcosa in tre o quattro? Oh, Chiara, non lo so, a volte mi è successo ma non lo so, ha funzionato pure per un certo tempo però non saprei dire come. Ma non è questo il punto, ripeto. Se ti capitasse, per ipotesi, di innamorarti di un uomo dal cuore affollato, tu non rinunciare: magari c’è per te un posto più bello lì, piuttosto che in altri cuori-monolocale che forse non sono per te. Non è detto, certo, ma è una possibilità.
Davvero ogni storia è diversa. Decidere se provare a viverla o no dipende solo dal desiderio, dalla voglia di farlo, dal sentirsi attratti: infine, innamorati. Tutto il resto è accessorio. Beh, vedi che un po’ di riflessioni le ha suscitate, il tuo messaggio «un po’ più personale». Ma poi il titolo del tuo blog parla sì di qualcosa da mettere sotto una gamba del tavolo per stabilizzarlo, però anche del viceversa: qualcosa da mettere sotto ciò che è stabile per destabilizzarlo. A volte ho la sensazione che tu e io ci comprendiamo più di quel che comprendiamo di comprenderci (sì, è una frase un po’ contorta, embè? fa lo stesso!). Un sorriso e un abbraccio, ciao.

Chiara Borghi ha detto...

Ciao Jane! bentornata sul mio blog. Condivido quello che scrivi: l'importante è parlare la stessa lingua. Poi, l'amore è magia.
Per il resto scrivere qualcosa di personale è stato solo un pretesto (o se vuoi un attacco) per trattare l'argomento che mi stava a cuore quel giorno.
Baci

Anonimo ha detto...

anch'io penso che l'amore può essere in un milione di modi diversi e non si distinguono neanche tanto bene, parlare la stessa lingua non so, non si è mai sicuri, si prova!! ciao!