ll futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni. (Eleanor Roosevelt)

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lunedì 6 luglio 2009

Campo sole, sviste e rivisti

Oggi è stato il mio primo giorno da educatrice nel campo sole di Albisola marina. Esperienza bella, intensa. Io non mi occupo del gruppo, assisto una bambina diversamente abile (se per essere politicamente corretti è corretto dire così). Non so cosa abbia precisamente, del tipo non so il nome della sua malattia se ne ha una, so che ha difficoltà a muoversi, non vede bene e non riesce ad interagire con gli altri. E chi non ha problemi ha interagire con gli altri? Io ho un sacco di problemi anche se sono "dichiarata abile". E da bambina ero anche peggio: ero lenta a correre, non capivo se qualche bambino si era innamorato e quindi non mi "fidanzavo" con nessuno, pattinavo male (negli anni 80/90 usava pattinare, non riuscivo ( enon riesco ancora) a intrecciare i fili per fare gli scoopydoo e altro che ho rimosso.
Con Lara mi trovo bene, e sembra anche lei si trovi bene perchè oggi non si è innervosita e mi ha raccontato un po' della sua vita.
Mentre stavo con lei non pensavo a come sono io, alle mie beghe insomma. Penso sia così essere genitore: non pensi più a te, solo a te come persona unica nel mondo ma metti un altro in prima persona, e gli resti dietro a guardare che lui impari a vivere. Penso sia così avere un figlio.
E mentre pensavo questo e mi sembrava di aver avuto l'illuminazione, di aver capito qualcosa del mistero- vita passa una moto e riconosco il motore come fosse un caro vecchio amico. Era Claudio, e gli occhi mi si sono riempiti di foschia. Non erano lacrime, era umidità, sensazione di lontano, di perso.
"Dobbiamo chiarirci" ho pensato. Poi, con Lara per mano, ho attraversato la strada.

3 commenti:

Carlo Molinaro ha detto...

Alle sei e trenta del mattino mi metto al lavoro ma prima do un’occhiata al tuo blog. E mi ritrovo in tante cose tue e penso che saremmo potuti essere amici, o almeno provare a diventarlo, se io non fossi stato così troppo lanciato, come ho scritto in questa poesia. Forse potremmo provarci ancora. Ciao!

Chiara Borghi ha detto...

io ci ho provato tante volte e poi sono giunta alla conclusione che non è possibile. Almeno non ancora

Carlo Molinaro ha detto...

Probabilmente hai ragione. D’altronde, c’è un altro fattore: la distanza geografica. Nella vita mi è successo alcune volte (non tante, ma alcune; una volta in tempi recenti) di diventare amico, anche buon amico, di una ragazza che avevo corteggiato. Ma la cosa era favorita dall’abitare nella stessa città, dal vedersi spesso; così alla fine ci si è capiti, si è “aggiustato il tiro”, si è arrivati persino a dormire, da amici, nello stesso letto. A distanza, è molto più difficile. L’amicizia richiede frequentazione, graduale avvicinamento, qualche passeggiata insieme a chiacchierare. E non credo che tu e io faremo passeggiate insieme a chiacchierare. In fondo, l’amicizia non è poi più facile dell’amore. Facile è dire “siamo amici”: sì, magari ci si vede qualche volta più o meno per caso da qualche parte, ma è quella l’amicizia? Credo che sia una vicinanza, una comunicazione, un legame più profondo... O forse sono io che la intendo così, e allora, se è con una donna, finisco anche a confonderla con l’amore: perché è sullo stesso livello, quasi, in pratica è come l’amore tranne il contatto fisico. Sì, probabilmente ho questa visione “mischiata-unitaria”, non riesco a pensare sesso senza amicizia, questo è sicuro, e allora forse, viceversa, se l’amicizia è con una che fisicamente mi piace, non riesco a non percepirci dentro del sesso. Ma non è poi così strano: secondo la maggior parte degli studiosi, psicologi, psichiatri, sessuologi, filosofi delle relazioni eccetera, in tutte le relazioni fra esseri umani (anche dello stesso sesso) ci sono impulsi, sensazioni, moventi fisico-sessuali, che poi vengono ovviamente «controllati» secondo le varie circostanze e tipologie di relazione. Abbiamo costruito, nei millenni, una società strutturata in cui il sesso tende a essere incasellato in una situazione “a due”, che non credo sia esattamente naturale, anzi credo sia una forzatura introdotta dalle società patriarcali per garantire la certezza della discendenza maschile. Forzatura che è diventata “normale” nei secoli e millenni, ma resta una forzatura, e secondo me stiamo vivendo un momento storico in cui la coppia si va sgretolando, e non è detto che sia negativo: bisogna solo trovare la soluzione per il passo successivo. Non più socialmente costretta, la coppia si sgretola, lo si vede, con un sacco di contraddizioni: conosco valanghe di ventenni (di ambo i sessi) che hanno già il fidanzato/a e l’«amante». Non è ridicolo? Non sarebbe meglio ammettere una buona volta che amore/attrazione/sesso non sono ingabbiabili e vanno, sempre, in cento direzioni? Ma questo implica una rivoluzione, a partire dalla famiglia, cioè dal nucleo in cui è strutturata (anche se sempre di meno) la società. Non è facile.
Vabbè, ma perché mi sono lanciato in tutto questo discorso sociofilosofico? Forse solo per dirti che, se fossimo amici, penserei lo stesso, ogni tanto, all’idea di fare l’amore con te; e dato che questo a te dà fastidio, hai ragione: al momento, essere amici è impossibile. E vabbè, pazienza: ci si scambia due parole così, ogni tanto, si vive e si va avanti, speriamo il più felicemente possibile. Ciao!