ll futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni. (Eleanor Roosevelt)

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giovedì 22 maggio 2008

In difesa di Gilles Deleuze

Su La Stampa di oggi compare un servizio sul Maggio francese intitolato così:
“ ‘68, non c’è stato ma si vede” – Nonostante Sarkozy (e Deleuze) l’eredità del Maggio ha davvero trasformato la Francia”.

Penso che non si possa paragonare Sarkozy a Deleuze per nessun motivo e in nessun campo.
Anni a dietro, tre anni fa, sono stata incuriosita dall’opera di questo filosofo francese che mi ha stimolato intellettualmente e mi ha ( dolorosamente) distrutto delle convinzioni radicate. Da quel che so Deleuze era un grande sovvertitore dell’ordine prestabilito ed è per questo che a metà degli anni ottanta ( 20 anni dopo il 1968) scriveva un articolo dove affermava che il maggio del ’68 non ha avuto luogo. Stesso articolo citato da Filippo D’Angelo per il quotidiano torinese. E’ chiaro che per il filosofo che ha tentato di liberarci dalla retorica e che ha riportato alla luce millenni di storia del pensiero revisionata ad hoc dai pensatori dominanti (es. Heidegger, Husserl, Hegel), penso alla “liberazione della filosofia di Nietzsche dai travisamenti e dall’ingerenza di Heidegger, o alla critica all’empirismo humeiano dove il filosofo francese introduce un tema attualissimo, azzardo dire un problema (ripetizione-uniformazione- sonno delle masse) quale la “ripetizione” (l’opera è Differenza e Ripetizione). Altro tema Deleuziano (si aggettiva così?) è la volontà di costruire una filosofia antirappresentativa ovvero “rovesciare il platonismo” e “realizzare una nuova immagine del pensiero”, l’idea di Deleuze è di avviare in filosofia una rivoluzione culturale simile alla rivoluzione delle avanguardie artistiche del primo novecento. Questa rivoluzione culturale, secondo Deleuze, non deve coinvolgere solo gli aspetti più profondi della scrittura filosofica (ovvero il contenuto dei testi) ma anche quelli formali. Ciò lo ha spinto a sperimentare un tipo di assemblaggio del testo simile al collage.
Sono convinta che quanto detto basta a “palesare” la figura intellettuale di Gilles Deleuze, naturalmente l’apporto che questo pensatore ha dato alla filosofia del secondo novecento e l’influenza che comincia ad avere sul senso comune è di ben più ampio respiro. Ma credo che mettere in luce questa sua prima parte di indagine filosofica serva a me per prima e a chi legge, a comprendere che chi considera un pensatore capace di liberare Nietzsche e tutti noi assimilabile ad un uomo politico come Nicolas Sarkozy ( a quanto mi scrive la mia amica parigina Isabelle una politica molto vicina al berlusconismo), probabilmente ha equivocato tutto. O è ancora schiavo di un’ eredità culturale scaduta o forse non ha letto niente di Deleuze. Per smettere i panni della simil-studiosa concludo ribadendo il concetto:
Credo si possa considerare Deleuze uno degli esponenti della contro-cultura (dove per cultura intendo tradizione bigotta, parafrasando Deleuze stesso “scolastica medievale”) più attenti e impegnati del secondo novecento e un teorico della rivoluzione culturale sessantottina a Parigi, un uomo libero dalle manipolazioni maoiste e da tutte le strumentalizzazioni ideologiche. Scomodo e purtroppo ancora oggi accademicamente misconosciuto. Chissà per quanto. Sto cedendo all’idea che attualmente i cosiddetti Intellettuali non pensano affatto

6 commenti:

Carlo Molinaro ha detto...

Non hai tutti i torti a dire che oggi molti (presunti) intellettuali non pensano affatto. Molti trovano comodo adottare pacchetti di pensieri già pronti: li comprano al supermercato! Pensare non solo costa impegno, ma ti espone al rischio di «scoperte» diverse da quelle del gruppo, e quindi al rischio di perdere il sostegno di certi circoli... L’originalità di pensiero ha un suo prezzo. Ne so ben qualcosa io che riesco a farmi dare del borghese qualunquista dagli amici di sinistra e del fanatico comunista da quelli di destra! Non solo: c’è anche chi dice che sono conservatore e reazionario! Non sarà perché le strade del mio pensiero sono autonome e quindi alla fine riescono a scontentare tutti?
Poi c’è anche l’abitudine di pontificare senza sapere, sulla base di due righe lette qua e là. Mi guardo bene, proprio per questo, di parlare di Deleuze, che non ho letto, ma che adesso, stimolato dal tuo messaggio, ho voglia di leggere. Secondo me il Sessantotto è esistito eccome; poi ha dato qualche notevole frutto positivo (la società è davvero diversa da prima, io che per ragioni di età ho fatto sia pure solo un assaggio – ero ragazzino – della società «precedente» te lo posso garantire!) e però d’altro canto è stato travisato e anche sfruttato e mistificato da molti, fin da subito. Molti studenti in quegli anni del Sessantotto sai cosa volevano? Il «sei politico» (o «trenta politico», all’università), cioè tutti promossi, un’evidente stronzata che non ha nulla di rivoluzionario e serve solo a rendere vano e inutile un corso di studi. Io lo dicevo già allora, ed ero molto impopolare. Un’altra cosa per cui ero impopolare era che nelle assemblee insistevo sempre perché fosse data la parola a tutti, anche ai «fascisti» (termine che in realtà accomunava tutti i “non di sinistra”). Mi sembrava il minimo per un’assemblea democratica. A volte penso che la democrazia sia impopolare (anche se la frase, detta così, sembra un ossimoro).
Pur non avendolo letto, immagino che paragonare un filosofo come Deleuze a un politicante come Sarkozy sia proprio un esempio di faciloneria dettata dal non pensare (e dalla voglia giornalistica della sparata a ogni costo). I francesi sono già pentiti, in maggioranza, di aver votato Sarkozy; chissà se gli italiani si pentiranno di aver votato Berlusconi.
È di oggi la notizia che il governo Berlusconi vuole reintrodurre in Italia il nucleare, considerando merda un referendum in cui la stragrande maggioranza degli italiani si era espressa contro. Si obietterà: ma è passato del tempo, c’è stato del progresso. Sì, ma come minimo per sovvertire un referendum ci vorrebbe un altro referendum, per correttezza. Inoltre, le centrali nucleari che vogliono fare adesso sono le stesse di trent’anni fa, basate sulla fissione nucleare, pericolosa e inquinante (inquinante per secoli! merda che lasciamo ai posteri, ai pronipoti! con che diritto?). Da fonti attendibili sento che è sempre più vicina la possibilità della fusione nucleare, che, a differenza della fissione, non lascia scorie ed è più sicura. Allora, piuttosto, si aspetti quella, e nel frattempo si punti sulle energie alternative, che esistono e funzionano molto più di quello che vogliono farci credere: l’eolico e il solare, se appena li incentivassero, taglierebbero una buona percentuale dell’energia che ci tocca importare dall’estero. Poi fondamentale è il risparmio di energia: se ne spreca davvero troppa.
Va bene. Un abbraccio. Ci vediamo a Erli? Ciao!

Chiara Borghi ha detto...

tutte le strade portano a Carlo...
non te ne rendi, fa niente.
Leggi qualcosa di Deleuze: comincia dalla sua maggiore opera divulgativa: L'anti-edipo. E poi torna indietro e vai avanti. Ciao ciao

Carlo Molinaro ha detto...

Beh? Stavolta nel commento ho parlato davvero solo di storia, filosofia, politica ed energia! Perché codesta battutina sulle strade? Leggerò l'Antiedipo. Ciao.

Anonimo ha detto...

brava Chiara!
questa è sicuramente la maniera buona per sdoganare il pensiero di Deleuze (e di ricordare che il filosofo possa davvero contribuire ad un mutamento culturale libero da ideologie...). ad Erli ne abbiamo parlato di Deleuze e l'evento del '68, quindi ti dico soltanto che se nelle università Deleuze non è così frequentato non disperare perchè come disse Foucault "un giorno il secolo sarà deleuziano"!
paolo

Chiara Borghi ha detto...

Ciao Paolo,
Grazie per i consigli e le conferme.
Cambio argomento:
Ho cercato l'audiolibro di Antonin Artaud in tutte le librerie di Savona senza risultati...fin ora, ma sul sito "ufficiale" ho già letto qualcosa. Impressionante.
Farò sapere
Chiara

Carlo Molinaro ha detto...

Le posizioni di Deleuze mi sembrano soprattutto "liberatorie" di un'energia che gli schemi culturali (compreso l'edipismo freudiano) tendono a schiacciare e incanalare al servizio del sistema. Per essere deleuziano un secolo dovrebbe essere rivoluzionario, e non mi sembra che siamo su quella strada. Quali vite ha cambiato la lettura di Deleuze? Si vede qualche effetto? L'AntiEdipo è molto forte, emozionante, ma anche frustrante se si constata che, alla fine, non è che un altro motore che gira su sé stesso, mentre il mondo è bloccato dentro il capitalismo e il consumismo. Ciao!