Oggi sono andata a spiaggia e per quest'anno è la prima volta. Ho ascoltato un po' di musica, letto ( sto indagando su quella che fu La Repubblica di Torriglia durante la resistenza italiana), guardato il mare, senza ancora fare il bagno e guardandomi attorno ho scritto una poesia.
Si può dire, sarà stato il mare che oggi era molto limpido o sarà stato il vento o il cielo, qualsiasi cosa sia stata a ispirarmi la poesia è stata scritta e la riporto di seguito. Il titolo è rovescio perchè a volte quello che nei pensieri si presenta come dritto, sinonimo di giusto, di consigliato, si rivela rovescio nella realtà e cose che razionalmente diresti infattibili, non utili, come le maglie messe a rovescio, a volte in realtà si rivelano le cose più giuste che avresti potuto fare. Un po' come andare al mare da sola, anche se c'era un po' divento e un'"allarme traffico da rientro" oggi pomeriggio.
Rovescio
Il mare infrange
Spacca la battigia
mentre il sole scurisce i miei lividi,
il vento di ovest
scorazza intorno le rimesse mie vesti
i passeggianti sulla strada fluiscono,
sono fiume di selciato
i gabbiani girano in cerchio
tamburi echeggiano lontani da qualche staccionata
di spiaggia affittata
non è nitida la mia immagine a me stessa
non distinguo subito se è fuoco o festa.
Dopo, come se fossi vento frulli in mente e
i gabbiani diventano colombe e
il mare sembra danzare ai margini
della strada ferma di traffico
l’asfalto stracca finalmente riposa e
dalle auto sento la musica
tamburi radunano a festa!
l’aereo lascia la scia della pace
Ora, il cielo è simile ai miei occhi e
presto anch’io sarò pronta a ripartire
6 commenti:
"Tamburi echeggiano lontani da qualche staccionata / di spiaggia affittata / non è nitida la mia immagine a me stessa / non distinguo subito se è fuoco o festa".
Questi versi sono belli, mentre in altri punti la poesia si disperde in immagini sfilacciate e qualche luogo comune.
Forse proprio perché non è nitida la tua immagine a te stessa.
Vedi, sei bella dove sei vera. Dove c'è lo sfocato o il vuoto, non riempirlo con parole a caso. Aspetta.
Prendi solo la parte vera.
Buono anche il verso del sole che scurisce i tuoi lividi.
I tuoi lividi, la tua immagine, fuoco o festa. Questa è la verità e la scrivi limpida.
La battigia no, la battigia lasciala stare, che il mare non la infrange e non la spacca, sono solo luoghi comuni, con tutti i gabbiani e i frulli.
Ciarpame galleggiante che nasconde le tue limpide profondità. Toglilo, non ce n'è bisogno, non ne hai bisogno.
Un abbraccio.
Il paesaggio che fa da sfondo a me lo voglio lasciare, non è messo a caso nè sfilacciato. Quei versi che tu etichetti come "veri" non sono più o meno falsi del mare che avevo di fronte. Anzi reale, concreto era solo il mare e la battigia. Magari a te non piace il termine ma il mare la infrange lo stesso. e io lo scrivo, sento che senza quel verso non sarebbe completa la situazione.
I gabbiani, uccelli che per me rappresentano un qualcosa di selvaggio e marino che diventano colombe simbolo di pace è un'immagine necessaria. Tu la troverai banale ma non lo è come non lo è il vento e il "lui" misterioso che mi "frulla" in mente mentre sono lì, vera e sulla spiaggia.
Grazie comunque della critica.
Ciao
Beh, può essere, certo, solo tu puoi saperlo. Come "contributo di critica letteraria", ecco, io ti dico che suonano più veri, a chi legge, i versi che ti ho indicato: più veri, più personali.
Vedi, il linguaggio non è una cosa facile. Se no, tutti sarebbero poeti! E invece ce ne sono pochi...
Fuori dalla mia finestra c'è un cielo blu striato di nuvole, in questo momento. È vero che c'è, e posso scriverlo, se lo scrivo scrivo la verità, ma se non do un senso mio, a quel cielo, che lo scrivo a fare?
Lui (il cielo) non ha bisogno che io lo scriva; posso essere io ad avere bisogno di lui per scrivere me stesso (come tu scrivi te stessa attraverso la battigia), ma sono strumenti delicati.
È come suonare uno strumento musicale, sì, davvero.
Comunque nella tua poesia un messaggio passa, dei versi buoni li vedo, e quindi va bene.
Ciao!
Dimenticavo: la chiusa mi piace: "Ora, il cielo è simile ai miei occhi e / presto anch’io sarò pronta a ripartire".
eh magari non vincerà il Montale, che t'aggie a dicere...
:-)
Non sono i premi o il successo editoriale che conta. Conta fare delle cose belle.
Sandro Penna ha vissuto tutta una vita da sfigato emarginato, eppure le sue piccole poesie sono molto belle.
E come lui tanti altri bravi.
Mentre le collane di poesia di Einaudi, Garzanti e Mondadori, accanto a qualche bel testo, collezionano volumi di vero ciarpame. Ciarpame però scritto da gente immanicata con l'ambiente editoriale e/o accademico.
Quando dico che un bacio bello per me vale più di un Nobel nessuno mi crede, ma invece dico sul serio!
Ciao!
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